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e morte più non sarà, Morte tu morrai!

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2009 14:42
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Sesso: Femminile
27/10/2009 14:42

Primo incontro tra Naira e Suulime

RIASSUNTO

Dopo i messaggi in rocca Suulime e Naira riescono ad incontrarsi infine alla torre delle razze. Una diffidenza reciproca permea i due elfi al loro primo incontro. L’areldar dai modi regali pare a volte soddisfatto a volte indignato dalla presenza della silvana che dal canto suo continua a studiare colui che sarebbe l’effettivo sire elfico… e a cui non rivelerà di essere stata scelta dal brannor Tendrius come Vortah dei silvani. Del resto, la sua eccessiva diffidenza, i suoi modi non proprio canonici per un’elfa, la sua curiosità quasi insana per i libri, i tomi e la storia degli elfi e la loro dimora e una sibillina affermazione fatta approposito dell’ombra che infesta queste terre paiono indurre Naira a sospettare qualcosa. Che la Shalafi si guarderà bene dal rivelare… Naira si limiterà con l’autorità del Re a imporre alla silvana di avere informazioni riguardo il sire Darlin e i suoi rapporti coi drow… e la risposta di Suulime dovrebbe suonare abbastanza convincente per dissipare almeno un po’ i dubbi del sire riguardo questa stravagante silvana.

 

COMMENTO

Un immane grazie al player di naira per la giocata e per il titolo (da J. Donne) e gli spunti che a questo inizio seguiranno… si apre una partita a scacchi ora... alla prossima mossa!

 

in attesa di approvazione su forum master

 

 

NAIRA  [ Sala del Consiglio - trono ] Un pesante tavolo. Rotondo, a sottendere l'uguaglianza di chiunque vi sieda attorno. Nessun intarsio. Nessuna decorazione. Il cesello dell'artigiano non s'è riscaldato del meccanico sfregar di metallo e bruno legno ma ha trovato il giusto riposo, mentre il braccio del suo fruitore ha avuto la meritata soddisfazione nel produrre ciò che il simbolo dell'armonia fra le Razze viventi. Eppure, c'è della polvere sulla superficie lignea. Polvere che anche nella ardua distinzione serale di colori e sagome salta all'occhio, come una coltre biancastra ai raggi di luna che filtrano dai pesanti tendaggi, tutt'intorno alla Sala. Di poco scostato, lo scranno che ancora una volta occupa l'Immortale è di poco inclinato verso la sua destra. Solo un robusto cero, ritto al centro della tavola, è possibile fonte di luce. Ma è spento. Miseramente spento. E tuttavia quest'ombra non condiziona la vista del Primonato, anzi l'acuisce. Avvolto in panni di un profondo velluto blu, le mani, il volto e parte del collo contrastano del loro candore e della loro luminescenza le pregiate stoffe, ornate di motivi ricamati in nero, invero quasi impossibili da apprezzare. In una maschera di tranquillità, il Primonato attende quella ch'è sua ospite e sorella. E non un alito di vento giunge a mutar forma alla sua chioma nera, come alcuna emozione deforma i suoi tratti. Semplicemente, ora, attende.

SUULIME {Sala del consiglio}un rumore leggero, passi che accarezzano il pavimento delle grande sala. Passi incerti, felpati, come solo sanno essere quelli dei figli della Foresta. Passi che forse all’orecchio del primonato non saranno poi così impercettibili, passi che s’avvicinano, passi la cui fonte or si palesa all’ingresso della grande sala. Una dama dalle vesti color del cielo di primavera. Vesti che fino al collo sono strette a fasciare quella figura della forme perfette, inconfondibilmente femminile. I capelli sciolti sulle spalle, neri come notte. Il viso austero adornato da un diadema che sulla fronte spicca, una gemma argentea che quasi si confonde con la pelle d’alabastro. E non v’è sorriso su quelle labbra dal color di pesca. Non v’è parola alcuna. Il passo fermo, lo sguardo che per un attimo vaga per la sala. E s’arresta nell’oscurità che per i figli della stirpe eterna non è fitta come potrebbe esserlo per le genti umane. Vaga e si arresta su quella figura seduta in silenzio. Seduta nella penombra della grande sala. La osserva per un instante e poi, senza chinar capo, senza loquir verbo alcuno verso quell’elfo avanza. Quello dall’aria si nobile, si austera… e lo sguardo sarà fisso su di lui, come quello del rapace che la preda ha scelto e su di essa plana…

 

NAIRA  [ SdC - trono ] Non i passi di un Immortale possono ingannare il suo stesso udito. Ma nulla ne inganna l'occhio. Sarebbe impossibile...o almeno fortemente improbabile. All'Elfa che giunge nella Sala, l'Eterno non concederà saluto. Non per scortesia o modi manchevoli, quanto perché così si conviene alla sua posizione come alla presente situazione. Etichetta. Forma. In guerra come nella vita...così stabilisce la Misura; eppure quella stessa Misura vuol che il rispetto per una Sorella sia massimo e incondizionato. Sicché, palmi poggiati e gomiti flessi a subir l'esiguo peso del corpo, sorreggendosi sulle robuste gambe l'Alto Elfo s'erge in tutta la sua statura. Ben oltre la Sorella, in effetti...e forse ben oltre qualsiasi Umano. E si discosta leggermente dal tavolo, verso la sua sinistra, lasciando spazio quanto basta per consentire il passaggio della sua ospite. Leverebbe il braccio destro ora, sì che il candore del palmo della sua mano destra sia di gentile invito per Suulime a prender posto in sua vece. A prender posto dove a chiunque, fra gli Elfi, potrebbe capitar di sedere. E nonostante la cortesia del gesto, il volto segue la direzione del braccio senza incrociare lo sguardo della Sorella. Ché invero questo è più un ordine che un vero e proprio invito.

 

SUULIME {Sala del consiglio}il passo arresterà all’or che in piedi s’erge la figura possente del Primonato. Colui che fu nominato re… colui che del popolo antico ebbe lo scettro. Lo osserverà dal basso in alto seguendo con lo sguardo quel gesto. la mano del sire elfico, la direzione del suo sguardo. Ma sul volto del sire tornerebbe il viso. quel portamento solenne… che sia davvero chi dice di essere? celerebbe forse il dubbio la silvana che ormai di tutto ha imparato a dubitare mentre il capo innanzi a quella figura imponente chinerà in quello che parrebbe essere un abbozzato inchino, la schiena ben dritta, la veste che pur chinandosi mai mostrerebbe il pentacolo al collo, ben celato sotto gli abiti. Cosa stai pensando sfinge, dietro a quel volto di marmo? cosa tenteresti di nascondere dietro una muta maschera di silenzio? Lo osserverà con fare sicuro, con un’ombra di un piccolo sorriso…eppure la mano destra andrebbe a sfiorare il pentacolo appeso al collo, lo sguardo che mai, anche or che il capo si fa chino, lascerebbe il viso del primonato, la mano destra che parrebbe posata sul cuore… eppure, v’è qualcosa nel viso tirato della silvana, quel viso che al sire rivolge…E solo ora una voce a spezzare quel silenzio carico, pesante. Saesa omentien lle… Naira?” e suonerebbe interrogativa l’ultima parola. Quel nome pronunciato dopo un atitmo di silenzio mentre il busto già torna a farsi eretto. E non si muove… all’ordine non ha risposto la figlia d’Eolo… e continuerà a fissare il sire, in attesa di una risposta, di una conferma… anche se poco ormai vi sarebeb da confermare…

 

NAIRA  [ SdC ] Saggio è chi usa bene il proprio tempo. Benché altro non conosca se non il nome di chi le sta davanti, non sarebbe difficile per il Dalar indovinare finanche la sua età. Perché per quanto centenario, un giovane Elfo avrebbe subito preso posto. Ma non lei. Di questo il Primonato terrà conto. Alle parole di lei, pronunciate nell'Alta Lingua e con un accento forse vagamente imbastardito dal continuo conversare con altre genti, questo almeno suggerirebbe l'orecchio attento di chi sempre utilizza la propria lingua madre, Suulime esprime il suo dubbio. Lecito forse. Lentamente il capo verrebbe rivolto a lei, e per la prima volta le labbra dell'Immortale lasciano spazio al fluire di una semplice parola...solo una § Forya. § Ora, nonostante la riluttanza della Sorella, chiuderebbe le dita della mano destra per poi riaprirle nel medesimo gesto poco prima compiuto. Confermando così il suo invito a sedere.

SUULIME {SdC}lo osserverà, il capo chino leggermente sulla destra, la mano destra ancora al petto e le sopracciglia appena inarcate, come la fronte. L’espressione di chi sta studiando qualcuno, di chi osserva cautamente chi si pone innanzi. L’espressione di chi mai sinora innanzi ad un figlio della stirpe regale s’è trovato. Esita ancora un attimo la figlia d’Eolo, il viso fisso su quello all’aspetto regale e austero dell’elfo. E infine al trono s’avvicina , vi si ferma innanzi pronta a prender posto su invito del sire… ma ancora attende… attende forse che sia lui a sedersi per primo? Una pausa… lunga… e forse cosciente di quanto la sua lingua ormai sia modificata dal continuo contatto con le genti umane, cosciente forse che  alle orecchie di un elfo dal sangue puro potrebbe quasi parere offensiva tale lingua… inspirerà profondamente e al sire di nuovo volgerà verbo “perdonate la mia lingua… sire naira… perché voi siete colui che del nostro popolo è signore… vero?” di nuovo la stessa domanda, ma posta nella lingua dei mortali… che quasi parrebbe musicale loquita dalla voce cristallina della dama dei cento anni….

 

NAIRA  [ SdC ] Al primo accennare dei passi di Suulime, l'Immortale ritira il suo braccio, congiungendo le mani dietro la schiena e principiando una serie di brevi passi in linea retta. Non molti, ma quanto basta per lasciare che la Sorella superi la sua posizione. § Tanta deferenza nelle tue parole, Suulime...eppure, ci credi davvero? § Resterebbe ora, trovandosi spalla a spalla con lei, o forse leggermente più avanzato. § Per quanto sgradevole mi risulti la lingua Comune, è questa giovane favella che useremo qui, questa notte. § Una breve pausa. Le parole della lingua Comune sgorgano a fatica dalla bocca dell'Alto Elfo, eppure con una straodinaria musicalità. Come fossero state pronunciate da lui per secoli interi. § E questo non per mia benevolenza nei tuoi confronti, dal momento che sono certo trovi difficoltà a ricordare i suoni che per nascita ti appartengono; la scelta, Sorella, è dettata dal luogo in cui ci troviamo. Qui, Suulime, i rappresentanti di tutte le Razze prendono posto per discutere. Qui, altra lingua non esiste, se non quella Comune. § Inspira profondamente, come a voler inghiottire parole amare. § Io sono Naira, si. Per volere del Re e per dono della Luce, Servo della nostra gente. §

 

SUULIME {SdC}e come il temporale a lungo trattenuto dalle scure nubi, pria dal fragor del tuono si fa annunciare, come il sole che dietro le colline dai raggi oltre l’orizzonte pria dell’alba si fa precedere, così piano andrebbe a illuminarsi il viso della Sfinge. Quel viso ove ora un sorriso sincero, raro, brilla. E solo ora prenderebbe posto sul trono nella grande sala. Quella sala che chissà quante conversazioni ha udito. Chissà quante parole tra quelle mura, quanti accordi… quella che stanotte accoglie colui che fu nomato sire e … colei che per volere del brannor è la guida del popolo del fiume. Sarà davvero così? Eppure, ancora tace Suulime, tace quello che è il suo compito. Troppa al momento la gioia che ben traspare dalla voce dolce, serena come solo poche volte s’ode “ se solo sapeste… per quanto tempo ho vagato esule… senza una terra… ora finalmente … posso incontrarvi. Quanto ho atteso… ho molte domande da porvi..” è il canto del ruscello nella foresta, la musica del vento trai rami la voce dolce e commossa della silvana. pare fremere seduta sullo scranno antico, semplice, le braccia appoggiate sui braccioli come artigli del rapace paiono ghermirli, bramosi. E il capo che china, il crine che suote appena nel gesto incredulo di chi ai suoi sensi non crede, gli occhi, splendenti, sul sire torneranno, grave ora si farebbe il viso “Naira… dove sono gli altri della nostra genia? Dove gli altri immortali? Dove i figli della foresta? Da tempo ne cerco la dimora… ma nessuno la conosce…” e sarebbe forse troppo confidenziale il tono. forse l’emozione parrebbe averla tradita… tanto che il dubbio si farà strada nella mente… quel dubbio che s’insinua solo nella mente degli ancestrali che oltre la materia vedono… quel dubbio la cui ombra tenterebbe di celare malamente [sotterfugio liv 1]

 

NAIRA  [ SdC ] Riprendendo i propri passi e tuttavia variando la traiettoria al seguire il medesimo cerchio del Tavolo, concentra tutta la sua attenzione alle parole di Suulime. Piene di passione, sicuramente, benché strano appaia il loro tono. I passi trovano la loro fine lungo una striscia luminosa che la luna amorevolmente concede alla Sala, spenta da qualsiasi lume. Ora, girando sul proprio fianco destro, quella stessa luce illumina il suo volto. Bianco. Austero. Dai tratti che a stento mostrano altri sentimenti che non siano l'infinita severità che invero lo contraddistingue. Ogni lineamento, ogni muscolo, ogni gesto nel suo volto richiama una disciplina tanto ferrea e dura quando la pietra stessa che ora i suoi piedi calcano. Non bello, ma indomito. Inflessibile. Questo il primo epiteto che gli si affibbierebbe. La curiosità della Sorella è una nota di merito e di demerito nel medesimo lasso di tempo, perché chi non discerne bene il tempo del desiderio da quello dell'azione incorre nel non trovare il risultato sperato. § Chiedi notizia di chi è come te. Chiedi notizie di chi con facilità dovresti saper trovare. Chiedi notizie di coloro con cui per chissà quanti Inverni non hai scambiato parola. § Le labbra del Primonato si muovono quasi lentamente, come a voler scandire bene le sue stesse parole che, di fatto, sono un rimprovero. § I nostri Fratelli e le nostre Sorelle, dacché ho memoria, hanno sempre vissuto in questa terra. Eppure adesso si nascondono. Questo io posso dirti, perché altro tu non hai chiesto. Ma, Suulime, sono certo fossero altri gli intenti di questo incontro. Non è forse vero?! § Gli occhi neri, tanto rari fra gli Eldar e parimenti profondi, fissano il volto della Sorella, che non trattiene sorrisi né emozioni. Un vezzo tipicamente umano.


SUULIME {s.d.c.}si fessurano gli occhi. Un sorrisetto tinto dell’ormai usuale strafottenza prende il posto di quello che avea accolto le parole dell’areldar come una buona nuova… e poi, il viso tornerà di marmo. Silente. Inspira ed espira lentamente, lasciando che il vento per un attimo colmi il silenzio che trai due va a interporsi. Lascerebbe la schiena finora tesa adagiarsi contro lo schienale del trono, mai una volta lo sguardo staccherebbe dall’areldar “Chiedo notizia come può chiederla un esule… perché come saprete, io non sono figlia di queste terre. E per molto e molto tempo ho vagato sola tra le genti umane… e ora che incontro voi infine, il sire di noi tutti, non sapete Dirmi più di quello che già so. Che si celano…” e la voce ora vorrebbe suonare atona per quanto sia sì difficile celar l’emozioni, l’ira. non è granito. Non è quercia. È come il vento, come l’aria. E l’aria si sa, è imprevedibile. Chinerà il capo appena, le guance appena imporporate. Un sospiro, lungo e col capo ancora chino loquirebbe ancora “eppure… eppure non è forse per volere del reggente che le genti della stirpe antica dovrebbero riunirsi? Non è forse per vostro volere che i fratelli tutti dovrebbero essere uniti, avere un luogo ove vivere in pace… una nostra terra…” risolleva la testa tornando a volgere il viso al sire. E non vi sarebbe ora ombra d’emozione alcuna, solo le guance leggermente imporporate, il viso immoto, austero. Silente. Lo stesso silenzio che precede il tuono. Un silenzio pieno di dubbi, di domande… che forse sarà tmepo di svelare… “questa era la mia domanda Sire Naira. Questo quello che vi stavo chiedendo come può chiedere chi da forestiera, a lungo ha vagato… ma sinora, solo pochi di noi ha avuto modo di conoscere. E nessuno di essi mi ha saputo indicare … un luogo ove vivano i figli del fiume…” e le braccia andrebbero a incrociarsi in petto “per quanto…altri abbiano parlato del nostro popolo… e voi sapete di chi parlo. Questo ora vi chiedo. E ve lo chiedo da studiosa, da forestiera che cerca dimora… cosa accade in queste terre? Perché altri ho conosciuto che mirano a radunare il popolo antico… e uno di essi, mi ha detto di essere il brannor…voi non sapete niente di questo?” e quindi tace senza staccar lo sguardo dal sire. Le mani intrecciate sotto il seno…

 

NAIRA  [ SdC ] Per difficile che sia, l'eterna compostezza che trasuda dal volto dell'Immortale ora è scossa. Per un attimo. Appena un attimo...e forse tanto basta. Un sorriso, debole e in effetti freddo se paragonato all'espressione piena di zelanti propositi sfoggiata prima da Suulime, si dipinge sul viso del Sire Elfico. Prosegue il proprio giro attorno al tavolo, stavolta più lentamente e guardando al pavimento come se provasse una qualche difficoltà a rendersi conto di dove i propri passi stiano poggiando. § Ora si che la tua domanda è corretta. § Una breve pausa. § Ben conosco quelle che sono le volontà di Guybrush, mio Padre e Fratello...così come conosco le mie. Ma ti ringrazio per avermele rammentate. § Ancora prosegue senza mutar tono né passo. Ancora mantiene la consueta postura. § Più e più volte la mia voce s'è levata a richiamare i miei Fratelli...eppure ho miseramente fallito, perché molti di loro hanno ormai abbandonato questa terra. Pochissimi sono rimasti qui. E questi pochi, si nascondono o sono stati corrotti da mali che evito di menzionare. Ma, Suulime...un tempo non era così. Perché si: esisteva una nostra dimora. § Ora la mano destra, indice in testa, punta l'angolo immediatamente dietro le spalle dell'Elfa. Un angolo buio, avvolto in un'oscurità che difficilmente gli occhi di ambedue gli Immortali riuscirebbero a dissolvere. § Dietro le tue spalle, in questa stessa Sala, giace un vecchio e polveroso registro. In quel volume venivano annotate le Cronache delle riunioni che qui avevano luogo. Riunioni a cui noi Quendi prendevamo parte. Per chi ha la curiosità di sfogliare quelle pagine, non sarà difficile leggere diversi nomi. Nomi che ad oggi in pochi sanno ricordare. Guybrush...Lasrai...Nymeria...Nimlothrel. Si: esisteva una nostra casa, al di là degli alberi e oltre le rive del Fiume d'Argento. Così come esisteva per chi fra gli Eldar ha scelto il contatto con la Natura, nostra madre. Ma molto di ciò che era è andato perduto...perché ora non vive nessuno che lo ricordi. E così, in questi giorni di decadenza e corruzione, il tuo...Brannon... § un vezzo di disgusto gli provoca il pronunciare quella parola § ...si fa avanti, poco più che un debole bagliore di stella, e guida un popolo di cui nulla conosce. § Giunto all'arco del tavolo che da dinanzi l'ingresso della Sala, il Primonato si ferma. Respira profondamente, come a reprimere parole che andrebbero dette. § La nostra terra...la riotterremo. Perché la Natura stessa ci chiama: io l'avverto. Ma prima, è mio dovere sopprimere la fonte della corruzione del nostro stesso sangue. Distruggere l'Ombra in tutte le sue forme. Finché non ci sarà più un nemico, ma solo Luce. E Morte più non sarà. §

SUULIME {SdC}e mai lo sgiardo lascerebbe la figura vagante del sire elfico. mestosa nel suo incedere ad ogni passo, solenne nel verbo e nella posa... mai da lui lo sgaurdo volgerebbe se non quell'unico attimo in cui le sarà indicato nell'angolo quel tomo ove antichi verbali son trascritti, ome nomi di chi fu e ora più cammina su queste terre a imperitura memoria è vergato. e su quel tomo celato dall'ombra, come lambito dall'oscura mano del nero presagio che sul poplo antico pare gravare lo sguardo per un attimo esita... e come vento che all'improvviso la vela della nave alla deriva scuota e alla misera zattera perduta trai flutti dia colpo che innanzi la spinge verso lidi sconosciuti, così in piedi si andrebeb a riportar la silvana. lesta, rapida, aggraziata nelle movenze. quelal grazia che gli anni trascorsi tra le genti mortali non possono cancellare, quella scritta nel sangue. e per un atitmo, avanzerebbe verso quel tomo, ma sol d'un passo. poi verso il sire tornerà il viso, per trovarlo già presso l'arco d'ingresso. verso lui il passo, leggero, a lui il viso atono, austero, marmoreo, appena teso parrebeb da una sommessa rabbia mentre a lui s'avvicina '' parlate di un male oscuro... qualcosa che sta corrompendo le nostre genti... '' loquirà mentre al sire s'avvicina per arrestar passo solo a un metro da lui e solo allora riprendere a loquire ''Sire Naira... le vostre parole mi feriscono... perchp come voi, io >>

SUULIME  /correggo: arco del tavolo che da davanti all'ingresso

SUULIME  come voi bramo di rivedere il nostro popolo tornare alla sua dimora... e se v'è qualcosa che per voi posso fare, qualcosa che possa servire alla causa comune del notro sangue... una cosa che chi come me vive e ha vissuto a contatto con chi dell'Ombra è latore può fare... allora sire Naira, non avete che da cheidere'' e il viso permarrà fermo in quello dell'Areldar, il tono solenne della voce non tradisce emozione alcuna. non un sorriso sul viso della sfinge. lei che per gia per volere di chi si disse brannor, quella che il sire chiama solo piccola stella, è guida dei silvani, o almeno, tenta di esserlo...

NAIRA  [ SdC ] Chi è un attento osservatore sa cogliere informazioni anche là dove le parole non hanno corso. E certamente non da alcuna certezza all'Immortale il gesto di Suulime, tranne una: i libri la attraggono. Perché difficilmente qualcuno si sarebbe preso la briga di levarsi a quel modo per dirigersi in un angolo tanto buio da poter nascondere, invero, qualsiasi cosa. Ma non è questo che suscita la reazione del Primonato. Una reazione di sorpresa e al tempo stesso decisamente sconcertante. Colei che ha di fianco, poco più avanti del suo braccio sinistro, sostiene di aver vissuto e di continuare a vivere a contatto con ''chi dell'Ombra è latore''. § Forse, Suulime, questo incontro nasconde ben più di quel che appare. § Stenta a trattenere la giusta furia, ma la mente disciplinata riesce a riprendere le redini della compostezza. Tuttavia questo non frena l'accesa curiosità dell'Alto Elfo, che sta bene attento ora alle parole da usare. Le sceglie con la massima cura prima di pronunciarle. § Quel che dici mi turba. A quale abominio sono riferite le tue giuste parole? § La risposta non è sicuramente univoca, benché il sangue elfico difficilmente mente a sé stesso, per diversa che sia la Luce che nei loro corpi alberga. § A chi le tue parole facevano riferimento? Perché molto ho vagato...e molto ho messo alla prova me stesso, ed ora...solo ora trovo nuove tracce. § E' profonda la voce del Sire Elfico. Grave, e quasi sussurrata. Perché di questi tempi oscuri, anche le spesse pietre di una fortezza hanno orecchie da fuggire.>>

 


SUULIME  {SdC} appena si incresperebbe la fronte, appena il viso si farebeb scuro, il viso di chi contiene qualcosa di molto più di semplice sorpresa... e a lungo scruterebbe il sire, fessurando di nuovo lo sguardo a quella vista, come chi innanzi a dubbio sia posto ma a esso non sappia dar risposta se non con altre domande. quindi, un sorrisetto, quel sorrisetto tinto di tristezza sul viso della sfinge che china il capo innanzi al sire, che scuote il crine nero come la notte. eppure... cosa [persa il resto dell’azione – sublime usa c.or liv 3 per convicere naira che secondo lei l’Ombra siano in realtà le genti umane che insozzano il mondo…]

 

NAIRA [SdC ] Già due volte, al solo accenno, questo argomento è stato rapidamente rimosso come da un colpo di spugna. Questa non è una coincidenza. Per veritiere che appaiano le parole di Suulime, perché questo in effetti accade, il loro effetto tuttavia diverso. Perché altro non fanno se non far crescere il già seminato dubbio, e renderlo un verde germoglio che ora, nel terreno fertile della buona disposizione della Sorella, andrà ad attecchire, concretizzandosi nella richiesta del Primonato. § Un cuore senza paura è un cuore che ha molto da offrire. E così te ne darò la possibilità. Indaga, Suulime, su chi fra i Nani è chiamato Darlin, Sire di Pietra. Egli è successore di Re Alabard Mandimartello, e siede sul trono del Popolo di Aule. Su di lui andrà la tua attenzione...sui suoi spostamenti, e sulle sue frequentazioni. Perché ho ragione di credere che non mi paralizzerebbe addossando il suo sguardo su quello della Sorella, nel deciso tentativo di carpirne qualsiasi espressione quella parola possa generare sui suoi tratti, tanto perfetti quanto facilmente soggetti ad evidenti mutamenti per chi ha abbia detto tutto sui suoi rapporti con...i Drow. § A quest'ultima parola il volto dell'Eterno si uno sguardo sì preciso [ Sensi Sviluppati ] nonostante difficilmente sappia interpretare il linguaggio del corpo.

 

SUULIME  {Sdc} a sentir quelal parola... quella parola pronunciata con lo sdegno lo schifo... le labbra s'incresperebbero, schifo e repulsione sul viso di chi anche troppo spesso ha avuto a che fare coi moriquendi. abbasserà la testa la sfinge, per distogliere dal viso del sire gli occhi? o no? ''questo è dunque... il male che grava s queste terre sire?'' loquirà con voce grave, seppellito dal nero crine il viso, piano verrà risollevato. viso di marmo, lontano marmoreo eppur colmo di sdegno. quello malcelato tra le labbra serrate, tra gli occhi ora fissi in quelli dell'areldar ''darlin avete detto... sarà mia cura avere maggiori informazioni sire... e ... quanto prima tornare a riferire in questo stessoluogo...'' una pausa... sul viso par brillare una insolita scintilla, quella della curiosotà, della volontà di consocenza che difficilmente si ferma innanzi agl iostacoli che incontra ''sire... posso chiedervi se il tomo di cui prima avete parlato sia o meno liberamente consultabile?'' una pausa e poi di nuovo vorrebbe fare appello a tutta l'ars apresa, a tutta la dialettica e la reatorica sinora apprese per far si che le sue parole di nuovo come mellifluo canto della sirena appaiano alla mente dell'ascoltatore ''perchè vedete... da tempo cerco notizie della dimora delle genti del nostro sangue... e se avessi modo di trovarla... forse avremmo un luogo ove vivere in pace e lontani dal lordume che ci circonda'' [c.or liv 3]di nuovo una mezza verità, di nuovo... di nuovo le labbra delle sfinge rivelano solo quello che deve al momento essere rivelato... al momento...

NAIRA  [ SdC ] Se fosse possibile corrucciare ancor di più un volto già severo per sua stessa natura, probabilmente è questo che farebbe il Sire Elfico. § E' la seconda volta che poni domande di cui conosci già la risposta. Non offendere la mia intelligenza, Elfa. § Tuonerebbe, se non fosse obbligato dalla Misura e dal suo stesso credo. § Ciò che le mie domande non chiedono, non sempre rimane celato. Questo tienilo a mente. Per quanto riguarda quel volume, sei libera di prenderne visione tutte le volte che lo desideri. Sono certo tuttavia che... § Ora prenderebbe a muovere passi nella medesima direzione, ma in verso opposto. § ...non troverai quel genere di informazioni qui. La tua curiosità è tenuta all'attesa, almeno per ora. § Ora si ferma, e voltandosi verso il suo fianco sinistro, cercando Suulime frontalmente a sé, riprenderebbe. § Esiste una possibilità, che abbiamo preso in considerazione. Lungo il corso del Fiume, dove gli alberi sono radi e al di qua della scogliera, giace un'ampia radura protetta dalla Foresta. Qui una nuova dimora potrebbe sorgere, secondo quella che è la visione di mastro Khender. Avrai modo di discutere con lui, a tempo debito. Ma prima, ho idea che tu abbia da portare un pesante fardello, oltre quello del silenzio: l'attenzione che dedicherai al Re dei Nani dovrà essere completa. Totale. Su questo non ammetterò repliche. § Chiaro e deciso il tono del Sire Elfico. Ligio al comando come solo un Dalar sa essere.

SUULIME  {SdC}di nuovo, quel sorrisetto, stavolta assai più ampio, tronfio. quel sorrisetto impudente anche innanzi al sire elfico, quello che va a nascondersi presto dietro la consueta maschera di marmo. e acora, l'ancestrala farebbe ricorso alla sua dialettica, all'arte delle parole che ai sapient iè dato consocere per far si che non vi siano dubbi nelle parole che al sire volge, di nuovo, il canto delle sirene che sfiora l'orecchio del povero navigante che altra scelta ora non ha se non ascoltare ''questo voi chiedete, questo io farò... io ve l'ho promesso sire... quando avrò novità lascerò un messaggio alla rocca come il primo che saluto... di nuovo senza mai smetter di guardar negli occhi il sire elfico... o quello che pare essere tale. e ora in silenzio permarrebbe, ad osservarlo mentre già la mente andrebbe a concentrarsi [focus mentale liv 2] per tentar di richiamareho lasciato...'' [c.or liv 3]. e il capo ora andrebbe a chinare l'ancestrale. di nuovo in rispettoso dell'occhio etereo il potere, per tentar d'aprirlo su colui che le si trova innanzi... un tentativo senza frutto probabilmente... ma perchè non tentare [perc auree 1/2]...

NAIRA  [ SdC ] Annuisce, riprendendo il corso dei propri passi in modo da giungere di fronte ad uno dei tendaggi leggermente discostato dalla linea degli altri. Da qui continua ad entrare la luce lunare, che ora ha spostato la sua traiettoria e s'è accorciata lungo il pavimento di pietra. Non tocca più il tavolo, né illumina il legno degli scranni vuoti. La sagoma luminescente dell'Areldar esalta i raggi lunari, brillando e diffondendo il riflesso del blu oltremare della veste, che si adatta perfettamente alle fattezze del Primonato. § Ancora un passo..! § Poco più che un sussurro le parole dell'Immortale, che intanto non ode altro che il suo stesso respiro.

SUULIME  {SdC}e cercherebbe con ogni sua forza di mantern la cocnentrazione, lo sguardo fisso su quella figura avvolta dalle tenebre. vuota giara sarebbe la mente, una giara isolata , lontana dal mondo e dai sui stimoli [focus mentale liv 2] lontana dai rumori, dai suoi, e forse anche dalle parole del Sire... eppure s'aprirebbe l'occchio? vedrebbe l'aura del sire elfico la Silvana? vedrebbe l'aura del primonato splendente come solo sa essere quella dei figli della stirpe eterna oppure anche questa sarebbe solo una mezza verità? forse dietro quelle spoglie si celerebbe altra presenza, altra verità non rivelata all'occhi mortale?. quel che vedrebbe la sfinge, certo non lo darebbe a intedere. resta marmoreo il viso, le labbra apprena increspate da un tiepido sorriso, lo sguard sempre fisso sul sire... [perc auree 2/2]...

NAIRA  [ SdC ] Nel suo pensiero, un continuo fluir di parole. { Il fato e la Luce, entrambi spronano il mio agire eppure ostacolano il tardo corso della mia Giustizia. Ché sebbene io sia perfettamente in grado di estorcere con la forza, prendere e dare a mia discrezione, pur non lo faccio. Perché sono legato al mio giuramento, e a tutto ciò per cui paradossalmente combatto. Cerridwen, se potessi, anche solo per un istante, liberare il mio spirito dalle vestigia sacre che a te ho consacrato, cosa sarebbe il mio destino se non la chiara e perfetta manifestazione del motto inciso sulle lame delle mie spade. Guardo la mia gloria da un cumulo di ossa scintillanti, quelle di cento nemici che insozzano il ventre della terra in piena libertà senza che né vivi né morti li scaccino, vermi solitari che da parassiti devastano la vita senza più darle tregue. Ma non c'è tempo per queste laide canaglie, ché il tempo per noi non esiste...solo la consapevolezza che altra via non è tranne quella deprecabile del massacro. E nel sangue si risolverà la questione, perché di sangue solo ora sanno le mie dure parole. E quando il loro sangue sarà stato versato...quando infine la loro carne avrà abbandonato questo mondo terreno, allora potrò dirmi soddisfatto nello scalare quel tumulo di ossa. E allora non ci sarà che pace e vita. E ''noi veglieremo in eterno, e morte più non sarà, Morte, tu morrai.'' } Così, in un pensiero. Si chiude un dialogo che non necessita oltre di convenevoli.

 

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