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Le voci del fiume d'argento

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2009 20:58
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Sesso: Femminile
14/10/2009 20:58

incontro Aidan - Suulime: inizio ricerche dimora elfica

Riassunto

 

Dopo il loro primo incontro in foresta e le molte domande rimaste in sospeso trai due, la Shalafi Ancestrale deciderà di convocare l’unico suo pari razza finora conosciuto, Aidan ,per un incontro in biblioteca. I due discuteranno del futuro della razza elfica, di quanto sia disperso, disorganizzato ora il loro clan, giungendo alla conclusione che sia necessaria qualcosa che possa richiamare tutti gli elfi silvani presenti, che li possa di nuovo tenere insieme… trovare una casa, un luogo dove gli elfi silvani possano vivere insieme e in pace. La proposta si Suulime di una ricerca in biblioteca di fatti, memorie, scritti, cronache storiche che riguardino un passato ricordato dagli umani in cui altri elfi abitarono o abitano queste terre viene accolta anche da Aidan che rivelerà alla pari razza il suo passato come conoscitore del verbo prima, come maestro dei veleni poi, Suulime, dal canto suo, rivelerà al pari razza di essere un’ancestrale. Consci delle loro possibilità, decideranno di muoversi su due fronti nella ricerca: l’una a Barringhton dove risiete, l’altro sull’Isola, per aggiornarsi non appena vi saranno novità...

 

 

Commento

 

Anzitutto, il mio personale ringraziamento al player di Aidan per la bella e lunga role… e per l’interesse dimostrato per questo filone di gioco.

Stiamo portando avanti la questione “casa per gli elfi silvani: esisteva o meno l’albero della vita nella foresta di luce?”. Questa è l’inizio do una serie di role mie e di Aidan sulle tracce della casa per gli elfi…

Alla prossima puntata!!!

 

 

 

 

Missiva inviata a Aidan

°° un barbagianni giungerebbe, alla sua zampa destra legata una missiva. Nella lingue del Popolo Antico vi sarebbe scritto il nome “Aidan” e sempre nella medesima lingua al suo interno si leggerebbe “Sid ser Aidan, sono Suulime, vi ricordate di me? Spero di non disturbarvi troppo… ma vorrei parlarvi… potete raggiungermi alla Biblioteca di Barringhton al calar del sole?

Suulime Sildaraana”°°

 

 

AIDAN  [Esterno, strada] Una smorfia turba i perfetti lineamenti del silvano, ne disegna sul volto un'espressione lievemente schifata. La pioggi che cade ormai da diversi giorni su Barrington l'ha resa ancora più sciatta e sporca, repellente per chi come lui non è abituato a frequentarla. Il suo volto però sarà celato dall'ampio cappuccio che ne coprirà il volto e il capo, a ripararlo per quanto possibile dall'acqua. Cammina cercando di tenersi leggermente discosto dai muri, sì da non dover affondare i piedi nei fetidi canaletti di scolo della via, ormai intasati dalle lunghe piogge. Così come il capo anche le vesti sono coperte, e così è il lungo pugnale elfico assicurato al fianco sinistro. Solo le sue movenze, di una grazia sconosciuta ai comuni esseri umani, potrebbe svelare la sua razza, a chi si trovasse a guardare la scena. Avanza deciso verso gli scalini che, rialzandola dal livello della strada, danno accesso al portone della biblioteca di Barrington Su quel legno son fissi i suoi occhi verdi, su quella superficie imponente e levigata che non può non riportare alla mente del silvano lontani ricordi. Ricordi dei primi tempi, quando tra l'isola e la terraferma iniziavano ad instaurarsi i primi rapporti. Lì dentro aveva trascorso intere giornate, quando ancora l'edificio era affidato al solerte controllo e alle cure dei Custodi del Verbo. Tempi che si perdono nelle nebbie ormai, sconosciuti a troppi... Una lieve malinconia stempera il fastidio, mentre ormai posa il piede sul primo gradino di pietra.

SUULIME {vicoli- ingresso biblioteca}la notte è ampia ormai… ampia come la nera veste che cela agli occhi dei radi passanti le forme perfette e armoniose della figlia d’Eolo. Solo il viso s’intravede, celato anch’esso dal cappuccio nero tirato fin oltre la fronte. E alla pallida luce della luna, alla fioca luce delle strade, spiccano contro il nero della veste, contro il pallore delle carni, gli occhi verdi, profondi. Occhi che furtivi vagano tra le tenebre, che vedono molto più di quando le genti umane non vedano… quelle genti che le passano accanto, a lei, dama dei cento anni che avanza incurante degli sguardi dei sussurri delle creature mortali che la incrociano… incurante delle sue movenze forse troppo agili, troppo leggere per non destar sospetti sulla natura di chi dietro a nero manto si cela.… solo, avanza. Incurante della pioggia battente, incurante degli sguardi dei passanti cui ha imparato ormai a non rispondere più con una smorfia… ma quell’odore, quel rumore… a fatica reprime una smorfia. Eccola, la meta infine è vicina. Solo pochi passi… e già una figura la precede, una figura di nero ammantata, come lei. Ombre fuggite alla notte? Non importa. Non fermerà l’incedere la shalafi antica e alla figura s’avvicina, sempre di più…sempre di più . fin quasi ad annullar la distanza tra lei e quella figura cui sarebbe di spalle. Una distanza annullata col passo leggero che solo i figli della stirpe Antica possiedono… che anche in quelle terre contaminate dall’uomo, sarebbe ben riconoscibile. Ora poco più di un metro vi sarebbe trai due… osserverà quella figura la shalafi… la osserverà da sotto il manto senza loquir verbo alcuno attendendo c’ella varchi la medesima soglia che stanotte è la sua stessa meta… impaziente…

 

AIDAN  [Esterno] Il rumore della pioggia che cade tutto attutisce, rende i rumori ovattati, flebili. Ma di sicuro non potrà sfuggire al silvano la presenza della Maga alle sue spalle, quand'essa si sarà approssimata a sufficenza. Non avrà bisogno di voltarsi, di scrutare la sua figura, o cercare di indovinarla al di sotto del mantello per riconoscerlà. Sarà l'olfatto a giocare in suo favore. Quel senso estremamente sviluppato nella loro razza, al pari degli altri, che permette loro di riconoscere persone già incontrate. E tra gli odori sgradevoli di quella via sporca e bagnata si infilerà quello di lei, così diverso, così stonato rispetto a quanto lo circonda. Un lieve sorriso sulle sue labbra, ma senza volgersi, senza nulla proferire per il momento. Salirà gli ultimi gradini, rapido e silenzioso. Dal mantello scuro scivolerà fuori una mano affusolata, minuta, ad afferrare il batacchio di ferro dell'anta destra della porta. Le dita di serreranno intorno al freddo metallo bagnato. Poi sarà la rotazione del polso, insieme al ritrarsi indietro del braccio, ad aprire un varco nelle pareti di legno levigato. Non spalancherà l'uscio, ma si limiterà a scostare le ante per lo spazio necessario alle due smilze figure d'accedere all'atrio. Si fermerà, si scosterà ruotando sul piede destro di qualche grado, di modo da liberare l'accesso alla Taur Quessir che lo segue, lasciandole la possibilità d'entrar per prima. *Prego....* una parola sola, musicale nel tono, lievemente sarcastica nell'intonazione, quasi a stemperare in una parvenza di scherzo quella che potrebbe sembrare una cavalleria eccessiva..

SUULIME {Esterno biblioteca}e ancora piove… piove… una pioggia che attutisce il passo, i rumori, gli odori… ma no… quello non lo può attutire. Quello che solo ai figli della Foresta è dato sentire. Quell’odore che sa di casa… di nostalgia. Solleverà sulla testa della figura di spalle a lei lo sguardo, un leggero sorriso sulle labbra della Sfinge. Non vi sarebbe bisogno di presentazioni, di pomposi saluti. Meglio così… chinerà per un attimo il capo l’ancestrale… l’ombra di un dubbio forse quella che le indurisce il viso? ombra, solo un’ombra… durerà solo il tempo di un battito di ciglia. Giungerebbe quel loquir sarcastico del Taur Quessir. Giungerebbe con la voce musicale delle genti antiche. “ vi ringrazio…” l’unica parola loquita di rimando mentre oltre la soglia muoverà passo, il capo girato verso quella figura, a cercarne il viso, gli occhi. Un leggero sorriso, un cenno del capoe stavolta sarebbero i sensi mortali ad aggiudicarsi la ragione. No, non tenterebbe ancora di veder con l’occhio etereo, non ora… appena oltre la soglia sarà giunta, al riparo dalla pioggia, solo a pochi passi dal pari razza a lui verbo volgerebbe “Sono felice di vedervi in queste terre… perdonate se vi ho condotto in un luogo come questo… so quanto sia…” una pausa… si guarderebbe intorno  come in cerca di qualcuno o qualcosa, orecchie indiscrete che possano ascoltare la loro conversazione e volutamente evitando la lingua delle genti antiche piano loquirebbe “so quanto sia… sgradevole questo posto… vi siete mai stato?” e di nuovo furtive occhiate attorno. Non leverebbe ancora il cappuccio. Non la nera veste, fradicia ormai, che comincerebbe a grondare sul pavimento…

 

AIDAN  [Biblioteca, atrio] Una volta entrata l'Ancestrale la seguirà, con calma, tirandosi dietro il battente della porta, che si richiuderà producendo un lieve rumore. Solo allora, portandosi già le mani al collo per slacciare il mantello, volgerà gli occhi su di lei. *Vi ho trascorso molto...* Molto più tempo di quanto non possiate immaginare. Questo verrebbe dire. Ma non porterà a termine la frase. Il mantello cade ai suoi piedi, appesantito dall'acqua, rivelando vesti quasi asciutte, di pregiatissima fattura anche se di taglio semplice. Dalle maniche, che lasciano scoperti gli avambracci, e ai lati del collo, saranno ora visibili le sottili linee dei tatuaggi che ne ornano ampie parti del corpo. Non sarà questo però a sorprendere la dama, probabilmente, bensì l'espressione tra lo stupito e lo smarrito che per qualche istante brillerà nei suoi occhi, quando il silvano poserà lo sguardo sull'ambiente circostante. Là al posto del da lui conosciuto atrio stretto e male illuminato, si apriranno le ampie vetrate che daranno sul giardino della biblioteca, un giardino che non era lì l'ultima volta che lui passò da quelle parti.. Ma d'altro canto il tempo scorre, anche se gli elfi non sembrano avvedersene, anche se loro non mutano per secoli, le cose degli umani cambiano e si trasformano. Muoverà qualche passo in avanti, guardandosi intorno con attenzione.. *Non era questo il posto che conoscevo, ma come vi accennai già al nostro ultimo incontro, la terra ferma è stata una delle mie case...*. Per qualche istante rimarrà in silenzio, poi riprenderà il passo. *Andiamo, spostiamoci da qui... Nella sala comune potremmo parlare più comodamente...*.

SUULIME {Biblioteca}perché quell’espressione tanto pare incupirti figlia d’Eolo? Fronteggia il pari razza per un attimo, lo osserva incuriosita, la testa inclinata leggermente sul lato sinistro,  la sua espressione palesemente stupita alla vista delle biblioteca. Quelle parole. Un sorrisetto, fugace mentre lascia che la oltrepassi e per un attimo verso di lui volgerebbe solo il capo. è sospetto quello? O la solita bruciante curiosità? “una delle vostre ultime case… e attualmente la mia…” concluderebbe lavando solo ora le mani da sotto il nero manto grondante per portarle al collo, per slacciare il mantello fradicio. E non sarà la veste rossa ad esser rivelata. Non la consueta veste rossa degli ancestrali, ma quella del color delle foglie in primavera, riccamente adornata di oro e di tutti le sfumature del verde, bella come sol sa essere la foresta che si tinge d’autunno. I capelli ricadranno sciolti sulle spalle, lunghi oltre le vita, neri come la notte. Al collo, un sciarpa di seta azzurra vela il pentacolo al collo. Un velo sottile, un vedo non vedo quasi malizioso… basterebbe così poco ad un figlio della stirpe antica per intuire cosa porti al collo la silvana… e cosa non dichiari. Ripiegherà ordinatamente quel nero manto pesante sotto un braccio, si affiancherebbe al pari razza “si… un posto tranquillo” e proseguirebbe oltre l’ingresso, verso la sala comune, quasi deserta a quest’ora della notte. Per fortuna par dire l’espressione rilassata della Shalafi che con gli occhi vaga trai tavoli deserti… ecco, pare averne individuato uno… il più lontano, il piè remoto perduto tra gli scaffali. “ecco… dire che fa al nostro caso” loquirebbe volgendo il capo al pari razza mentre col braccio libero indicherà brevemente il tavolo lontano, attendendo stavolta che sia lui a muover passo prima di lei

 

AIDAN  [Sala comune] Giunto nella sala comune si guarderà attorno il silvano, con attenzione e malcelata curiosità. *Vi dirò di più..* In vena di chiacchiere il Silvano, forse per essere tornato dopo così tanto tempo in quel luogo, forse per essere lì a fronteggiare l'ineluttabile destino che li coinvolge, una prova tangibile della loro immobile perfezione. Una perfezione che esige un'immobilità costitutiva, con i quali gli elfi sono costretti a vivere, spesso con serenità e senso di orgoglio a volte con nostalgia. *Fu proprio questa la mia prima dimora sulla terraferma.. ma si parla di molto tempo fa.. e ora tutto è cambiato*. S'azzittirà quindi, annuendo con un cenno del capo all'invito di lei. Prenderà ad avanzare nella direzione indicata, lasciando che le luci e le ombre delle torce che ardono sparse per la vasta sala giochino con il suo volto e con le scure linee che ne istoriano la pelle.

SUULIME {Biblioteca- sala comune}perché sorriderebbe la Sfinge? È soddisfazione questa? O forse… sarebbe un sorriso dei suoi più raro quello che al pari razza verrebbe volto “questa è una notizia che giunge inaspettata e insperata…allora forse… il destino ora ci sorride… venite…” e avanzerebbe verso i divanetti  deserti a fianco del Silvano “avete passato molto tempo in questo luogo… quindi … siete… anche voi uno studioso. Giusto? Eppure mi dite… molto è cambiata questa biblioteca…” il capo si china, dapprima pensieroso. Una mano sfregherà il mento, l’unica libera, incosciente del fatto che quel gesto potrebbe aver rivelato il pentacolo al suo collo. No. Non se ne cura ora. Sorride, come sorrideva quando per la prima volta l’Ars scivolò tra le sue dita. Sorride di soddisfazione, come il guerriero che sa che la guerra ancora non è persa… e senza volger lo sguardo al silvano continuerebbe,  perché vedete, sto cercando qualcosa… e vorrei mi aiutaste a trovarla…” continuerà senza arrestare il passo, volgendo il capo al pari razza solo una volta raggiunti i divanetti. Sulla spalliera del più lontano adagerà il nero manto, solo ora al silvano volgerebbe il viso. sorride. Del sorriso deciso di chi ha scelto di andare avanti per la sua strada, ad ogni costo… il sorriso che può parer strafottente, ma che certo non ne vorrebbe esser pieno “perché… se aiutate me.. aiutate voi” loquirebbe senza staccar da quelli del figlio del popolo antico i suoi occhi  

 

AIDAN  [Sala Comune] La domanda della Taur Quessir provocherà una reazione probabilmente inaspettata. Una risata cristallina, pura e limpida, ammaliante come solo una risata elfica può essere. Non di scherno, ma di sincero divertimento, di allegria leggera quasi. Che sia dettata dalla presenza di una parirazza, dalla sua frase oppure sia un modo per superare questo viluppo di memorie è duro dire.Si porterà appena la dritta al volto, a coprirsi la bocca. Durerà solo un istante, poi il volto del silvano tornerà il solito, forse appena più rilassato. Ha inziato nei Custodi del Verbo, è giunto ai più alti gradi della gilda dei Veleni, per sviscerare uno dei molteplici aspetti in cui la natura si offre a coloro che la sanno osservare e conoscere... *Si.. diciamo così... sono stato una specie di studioso....*. Pacato il tono quando si rivolge a lei. Con passo calmo si avvicina al primo scaffale, facendo scorrere l'indice sui dorsi dei tomi lì ordinati... *Immagino che abbia a che fare con quanto già mi avete accennato durante il nostro ultimo incontro...*. Si fermerà, si volgerà verso di lei e incrocerà le braccia al petto. Gli occhi limpidi e profondi la scruteranno dritti nei suoi, accesi da una luce rara da vedere nell'elfo, dovuta alla presenza di una Taur Quessir invece che i soliti umani con cui deve avere a che fare ogni giorno. *Andate avanti, vi prego. Mi interessa molto quanto avete iniziato a dire quella notte...

SUULIME {Biblioteca- sala comune}nostalgia… nostalgia della voce dei figli di Dana, delle risate, rare ma preziose. Nostalgia della perfezione che solo tra le genti antiche hai assaporato figlia d’Eolo e che ora … ora è perduta  per sempre… se pria sorrideva la Silvana, ora par quasi tinto di meraviglia il viso, il fiato, quasi verrebbe a mancare in gola. Nostalgia… che durerebbe anche più della risata cristallina del Taur quessir. Malamente tenterebbe di mascherare lo stupore, la meraviglia [sotterfugio liv 1], probabilmente senza effetto alcuno.. riprenderà pian piano fiato nel vederlo correre con l’indice trai tomi antichi conservati nella biblioteca, quei tomi così preziosi per le genti umane… ai loro occhi così antichi… mai quanto queli occhi che ora la scrutano, quello sguardo che ricambi, medesimo il suo gesto, le braccia andrebbe ad incrociare sul petto, il viso, pian piano si fa più sereno la voce salda, melodica, come il fruciar del vento tra le foglie “si… esatto. Come voi, anche io vivo in queste terre… ma vengo da un luogo molto lontano. Ultima del mio clan forse… non lo so. Ho abbandonato tutto per cercare altrove la mia strada… e qui, in questa terra, ho trovato molte risposte alle mie domande, molto che possa soddisfare la curiosità di una studiosa…” e la man dritta andrebbe a sfiorar il pentacolo la collo, semi nascosto dal velo di seta azzurra, un gesto che potrebbe parer quasi naturale… ma forse… “ e come avete forse visto… altri immortali solcano queste terre… immagino abbiate conosciuto Khender nella foresta…” un sorrisetto, divertito, la testa piega leggermente a destra “sappiate che voi e lui… siete gli unici elfi che abbia mai conosciuto in queste terre… e siamo solo in tre in questa terra mi chiedo? Possibile?” scuoterebbe la testa la Silvana, il viso illuminato dal sorrisetto che vuol sottintendere l’ovvia risposta “no, non voglio crederci… ho lasciato una terra morente per cercare altri della mia genia… un nuovo clan… e ora…” una pausa, un sospiro tinto di tristezza…

 

AIDAN  [Sala Comune] Un lieve accenno di assenso con il capo alla domanda rivoltagli a riguardo del Cala'Quessir incontrato la stessa sera in cui incontrò lei. *Si, ricordo di quell'Areldar..* Accomapgna la parola con un piccolo gesto della mano, che può voler dire tutto o niente, quasi non fosse proprio entusiasta del fatto che parlando di un clan si riferisca insieme a Taur Quessir e Cala Quessir, come se volesse mantenere un lieve distacco da quelli. Nulla di grave comunque, nulla di chiaramente percepibile, una sensazione che evapora in un istante. La sua attenzione infatti viene catturata, in parte dalle parole di lei, in parte da quel gesto, quel portarsi una mano al collo, gesto già più volte ripetuto ma al quale fino ad ora non aveva fatto particolare caso. Si zittisce mentre osserva quel movimento, quella parvenza di tenere celato qualcosa, allo stesso tempo come a porlo in attenzione, non si sa quanto inconsciamente. Solo dopo qualche secondo leverà ancora gli occhi su quelli di lei. *No, non siamo gli unici, questo lo so per certo. Ma siamo pochi, su questo avete ragione.. e soprattutto dispersi...*. Le parole sono accompagnate da un aggraziato gesticolare con la man dritta, che poi torna al punto di partenza, incrociandosi con la sinistra al petto del silvano.

SUULIME {Sala comune}annuisce ora, continuando con al destra a giocherellare col pentacolo sotto la sciarpa di seta, inconsciamente parrebbe, il viso resta fermo su quello del Taur quessir, la voce salda continua “e perché siamo dispersi? Perché forse molti come me vengono da altre terre… e in questo posto non abbiamo una nostra dimora… o almeno io non ne conosco.” Sospira volgendo per un attimo il capo ai libri, ai molti e molti libri presenti in biblioteca “è per questo che ho chiesto il vostro aiuto… e da quello che mi avete raccontato” continua tornando a volgere il viso al Silvano, sorridente “il fato mi è stato favorevole… voi conoscete questi tomi dunque? Sapete se tra di essi

 vi si possa trovare un testo, magari anche scritto dalle genti umane, che parli del nostro popolo? Magari… cronache storiche… qualcosa… qualcosa che parli di molti e molti anni umani fa… se mai ne possano aver conservato la memoria… o un segno, una traccia… qualcosa che ci faccia ritrovar le nostre origini… unire i pochi di noi che sono ancora in queste terre…” parole che hanno un peso, un grosso peso… anche se loquite con voce sì melodica e leggera. E poi tace… in attesa di una risposta, una reazione che deciderà le sorti di quel colloquio forse…

 

AIDAN  [Sala comune] Ed eccoli finalmente al punto a cui entrambi tendevano fin dall'inizio di quel colloquio.. Una dimora per le elfiche genti. Di certo non una faccenda da poco... Assume un'aria assorta alla domanda di lei. Con calma si spostatornando verso il tavolo. Vi si appoggia, con grazia, accavallando leggermente la gamba sinistra sulla destra. Si guarda con calma intorno, ora i suoi occhi sembrano aver lasciato per un poco da parte la Taur Quessir e il suo giochicchiare con, ciò che sotto alla sciarpa si cela. La stanza imponente è letteralmente piena di tomi, senza una linea guida sarebbe impossibile ritrovare qualcosa di utile per loro. *Non lo so... * Il tono assorto, leggermente distratto dal filo stesso dei  suoi pensieri, che alle parole si intreccia e si allontana, che s'avviluppa in volute intorno ai ricordi di giorni che furono. *Molte cose cambiano nel mondo degli umani, la terra ferma di adesso è molto diversa dalla Barrington di allora. Fui un Custode del Verbo, quando quella gilda si occupava del mantenimento, della gestione e della cura di questa Biblioteca*. Lo stesso tono assorto non par mutare nemmeno quando inizia ad esternare a lei quelle storie di cose che ormai non sono più, che non molti di quelli che calcano le vie di Barrington e Avalon possono ricordare.. *Ma sapete come sono le cose degli umani... Fugaci e pronte a dissiparsi in un soffio, per quanto essi le credano eterne...*. Una piccola pausa, durante la quale porterà la mancina a riordinare qualche ciuffo di capelli dietro l'orecchia puntuta dello stesso lato del volto. *Alla caduta dei Custodi seguirono tempi di incuria, ed io seguii altrove la mia strada. Dopo furono gli Annales a prendersi cura di questi testi. ma anche essi non durarono a lungo. Attualmente non so chi si occupi di questi volumi, ma se così tanto è cambiata la stuttura esterna della biblioteca stento a credere che i volumi non siano stati spostati e rimescolati secondo chissà quale ordine... inoltre molti saranno andati perduti o distrutti e molti nuovi saranno stati acquistati.* Allargherà le braccia, in un piccolo gesto di impotenza... *Possiamo comunque fare un tentativo...* Nel dire questo torna a volgersi verso di lei, piegando la bocca in un mezzo sorriso sornione, rapido a sparire.. *Inoltre... facendoci aiutare dalle persone giuste potrebbe essere più semplice di quanto non si creda*. Un'aria lievemente astuta tratteggia i lineamenti del suo volto, una sorta di malizia volpina, anche se ancora non rivela interamente il suo pensiero.

SUULIME {Sala comune} e se dapprima il viso parea essersi adombrato al loquir del pari razza, ora, a quel suo gesto rassegnato ma che ha comunque il sapor della speranza sorriderà di nuovo, facendogli si incontro, sostando in piedi innanzi a lui la destra ancora intenta a giocherellar col medaglione “bene” loquirebbe con un entusiasmo che poche volte ha mai manifestato “ bene… molto bene…”. Fissa il silvano negli occhi ora, la Sfinge. Con uno sguardo che tutto e nulla può voler dire… sorridendogli, prima di malizia “il tempo, Aidan, è l’ultima cosa che ci manca rispetto alle genti umane…” una pausa… lo osserverà ancora, la testa di nuovo chinata a destra, leggermente “e sappiate che non solo in questa biblioteca svolgeremo ricerca… perché…” e le mani andrebbero al collo per un attimo a calar la sciarpa, a rivelare il pentacolo appeso al collo e la pietra gialla al suo centro “perché io posso accedere a ben altri tomi. Antichi. Potenti e misteriosi.” Attenderebbe che mai lo sguardo dell’elfo si posi sul suo ciondolo. Se davvero è chi dice di essere, capirà… e solo quando sarebbe certa che ei abbia visto il pentacolo tornerebbe con la sciarpa a velarlo, a coprirlo e di nuovo a loquire “ Vi confido questo segreto… sapete chi sono. Ma non parlatene ve ne prego…parlate di validi aiuti, sapete di averne uno che forse non sospettavate… e voi … parlavate di altri aiuti… chi sono?” continuerebbe sorridente, allegra, come la bambina che era forse un tempo, come poche volte la si vede…

 

AIDAN  [Sala Comune] E finalmente l'elfa si decide a rivelare quanto celava sotto alla sciarpa. Basterà qualche istante per riconoscere quel simbolo, d'altra parte non è la prima ancestrale che incontra. Annuisce verso di lei, facendo cenno di aver ben compreso. E a ben pensarci anche la biblioteca segreta dei Veleni potrebbe celare qualche piacevole sorpresa, solo a saper dove cercare.. ma preferisce non sbilanciarsi troppo in merito per il momento.. Sa che potrebbe trovare qualche sistema per entrare lui stesso, ma avendo ormai da tempo lasciato quella gilda la cosa va valutata per bene... *E io ho ancora qualche contatto con qualcuno che potrebbe essere interessato a questa causa ed accedere ad un'altra biblioteca interessante..* Niniel, colei che ha condiviso per anni le sue sofferenze e le sue fatiche, e che ora è Somma Maestra dei Veleni. Non farà il suo nome però, non ancora... *Intanto dovremmo agire su due fronti diversi...* Riprende con tono pacato, anche se leggibile è nei suoi occhi il suo interesse alla causa. *Voi che risiedete qui sulla terra ferma potreste cercare di stabilire un contatto con l'attuale curatore della biblioteca. Di sicuro ce ne sarà uno, anche se non lo conosciamo. Con la sua guida si potrebbe esplorare molto più agevolmente questa marea di testi.* Si ferma un istante. Ora ha bisogno di proseguire senza compromettere ne lui ne i protettori della foresta, non sapendo quanto di essi sappia la Silvana. Non ha intenzione di commettere passi falsi, procede con cautela. *D'altra parte, risiedendo sull'isola potrebbe essere per me più agevole cercare di raccogliere i sussurri della Foresta, che pare essere ancora intrisa di quella stessa Natura di cui noi siamo frutto. A ben pensare, se una residenza elfica esisteva, non poteva che essere altri che là...*. Potrà apparire chiara anche a lei come dovesse quasi di necessità essere la Sacra foresta il luogo più adatto ad una eventuale dimora per i Silvani, sia che essa già preesistesse alla loro idea, sia che si rendesse necessario eleggere un luogo da deputare a quella causa ex novo...

 

SUULIME {Sala comune }annuisce di nuovo al pari razza… antico, molto più di quanto sembra adesso. Forse anche più di te dama dei cento anni? Lo osserva con aria quasi distaccata mentre le parla, con gli occhi di chi sta ormai concentrando altrove la mente, sta già pensando, costruendo, elaborando… occhi che più non son fissi nei suoi mentre la mandritta sfiora il mento. Pare perplessa la Silvana mentre annuisce. Lo sguardo quasi spento… immerso in quei pensieri che non sarebbero rivelati dal viso atono al momento. Un viso che risolleva su quello del pari razza, di nuovo par tornare stilla di vita negli occhi “si… contattare il custode di questa biblioteca sarà la prima cosa che farò… e non solo… forse… forse…” ma la frase non termina la silvana… se pur la mente torni a quella… quella cosa cela nelle segrete della torre. Quel testo, quel tomo inviolabile… antico. Lui senz’altro sa… ora si tratta di farlo parlare… “ si, forse ho una valida soluzione… ma non sarà facile…” risolleva il capo “si, sarà meglio indagare su due fronti separati e ritrovarci di quando in quando per parlarne… magari sull’isola…” e quel viso che s’era fatto silenzioso, cupo, si illumina di nuovo “ogni tanto … ho bisogno di… respirare…” e sol ora le mani tornerebbero ad intrecciarsi sotto al seno “ la foresta… per un periodo ho vissuto lì io… prima di … di finire dove sono… e dove saprete trovarmi all’occorrenza, vero?”

 

AIDAN  [Sala Comune] Annuisce alle di lei parole, sempre con estrema calma. La mancina si passerà tra i chiari capelli, prima di staccarsi dal tavolo e muovere qualche passo in avanti, volgendo verso di lei il capo. *Bene. Saprò dove trovarvi. E nel caso in cui sarete voi a voler cercare me, mandatemi una missiva senza esitazione, non mancherò di farmi vivo al più presto*. Intanto già una parte della sua mente si volge altrove, a cercare di immaginare chi potrebbe coinvolgere in questo progetto tanto ambizioso quanto prezioso per la loro razza. E infondo anche per la sopravvivenza della foresta stessa. Quando si volgerà nuovamente verso di lei chinerà appena il capo, in cenno di saluto. *Se non vi dispiace ora preferirei ritirarmi, mi sono disabituato a questi luoghi e rimanere sulla terra ferma mi mette addosso una certa inquietudine....*. Comunque, contrariamente alle sue abitudini di non considerare troppo il dire degli interlocutori, in questo caso rimarrà fermo ad attendere un cenno d'assenso al suo congedo da parte della Silvana. Un po' per rispetto verso il suo clan, un po' per rispetto a quanto lei ha fatto conoscere di sé, cosa non semplice per quelli della loro razza, da ultimo per prolungare di qualche istante il piacere di essere in presenza di un altro Taur Quessir dopo tanto tempo.

SUULIME {Sala comune} sorride ancora la Sfinge. Sorride ora di un sorriso tinti di tristezza, di nostalgia… “si, vi capisco Aidan… salutate per me la Foresta… perché è tra le mura degli uomini ora che debbo tornare anch’io…” e si volgerebbe per prendere il manto nero poggiato sul divanetto. Quel mantello ancora fradicio che verrebbe con la grazia che solo ai figli della stirpe antica è concessa sistemato sulle spalle, aperto come grandi ali di notte che andrebbero ad avvolgere la figura esile e armoniosa dell’ancestrale. Perfetta, come perfetta è l’imago del pari razza innanzi a lei… e tornando a volgere verso il figlio della foresta il viso un cenno del capo  a lui sarebbe volto. Un cenno di saluto che già sa di nostalgia. E di speranza… ma già la mente della silvana sarebbe altrove. A quella soluzione che non aveva sinora contemplato, il magico grimorio potrebbe forse ? o forse… forse… molti i piani che in questa note s’affollano nella mente della shalafi che sorridente, quel sorriso che viene da lontano e tutto e nulla significa, si affianca all’elfo diretta solo per poco nella medesima direzione. “vanya sulie Aidan… a presto” e quindi si incamminerà per la sua strada, chi stanotte tornerà all’isola delle verdi fronde, chi schiava della conoscenza tra le mura fredde della torre degli uomini… ma stavolta, con un progetto, un idea, qualcosa che forse sarà realizzato…

 

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