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Amore e Psicosi

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2011 23:29
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Sesso: Femminile
09/03/2011 23:29

Controllo

RIASSUNTO: All’attracco di Avalon la pensosa Fanni e il mite Aidan si ritrovano dopo molto, quasi un intero plenilunio. L’incontro dei due, che sembra possedere tutti i crismi della tranquillità elfica, si trasforma invece in un vero e proprio incubo per la gemmata. Yscik il simbionte le farà pagare caro il prezzo della sua superbia e Aidan, innocente, ne andrà di mezzo.

COMMENTO: Credo che la role si commenti da sola. Chapeau al caro- e vecchio...no, dai, veterano- Aidan. Muovere con tanta maestria un elfo e riuscire a trasmettere delle immagini chiare e limpide attraverso le parole è un dono e penso proprio che il player ci sappia fare in quanto a fantasia e scrittura. Grazie.

PS: MI ERO SCRODATA DI POSTARLA QUI.



GDR START


FANNI{Attracco} Scalza, i piedi immersi tra le acque del lago che van ad increspare la superficie. Seduta su di una barca rovesciata così che se ne stia ferma e non vada a solcare erroneamente le tranquille acque. Son posate un poco dietro il sedere le mani, le dita a guardar la direzione opposta allo sguardo della gemmata.}}° Passante. Selvaggia. Deh!I tuoi occhi son brutti come gli stracci d’un mendico questa sera, non più lucidi di una perla infangata. Non cammini più ora? Così presto trovi riposo questa notte.°{{ Glaciali parole che son pronunciate quasi fossero la bava di vento che penetra sin sotto la maglia durante l’inverno. Per l’esattezza non sono occhiaie ad oscurare le palpebre della draconica ma bensì la tetra vastità di pensieri che sembra adombrare pure gli occhi di chi non conosce la Notte.}}Non ho nulla se non la mia sorte e te.{{Predica pacata e calda nella sua voce che riuscirebbe a rischiarare quell’ensamble di parole turbolente e ridondanti dello Zaffiro. In tenuta da caccia, i pantaloni scuri dal cavallo basso e gli scarponcini posati a ridosso della piccola imbarcazione. La lunga di congrega affissa dietro la schiena e la sola camiciola indosso. Guarda le lucerne di Barringhton brillare da lontano e poi spegnersi con un guizzo.

AIDAN[limitare foresta, verso attraco] Passi leggeri, svelti, quelli che conducono il silvano nel fitto intrico della vegetazione della foresta di luce. Passi che si fanno sempre più morbidi e cauti, via via che il suo habitat naturale viene lasciato alle spalle. Il suo avanzare nella foresta, infatti, lo conduce verso sud est, dritto verso l'attraco usato dai barcaioli come approdo sull'isola. Ormai gli alberi di siradano, si allrgano, lasciando ampi spazi di cielo sul suo capo, per poi spalancarsi d'improvviso, sfuggire rapidamente alla sua destra ed alla sua sinistra, fino a perdersi nell'oscurità. Fissa lo spazio intorno a lui, in silenzio, lasciando che le fioche luci della notte illuminino i suoi occhi di elfo. LA riva a pochi metri da lui segna il punto in cui terra ed acqua si avvicendano, dove l'opaco colore del suolo lascia spazio ad un rifulgere di riflessi e rimandi. Potrà, probabilmente, scorgere quanto meno la sagoma di qualcuno molto prossimo all'acqua, ma non riuscirà, probabilmente, a coglierne subito l'identità. Indosso gli abiti ormai usuali, comodi ed adatti per quella vita che trascorre in foresta, seppur raffinati e di gusto chiaramente elfico. Il volto è scoperto, non reca con se ne sciarpa ne mantello. Al fianco manco la bastarda elfica, dalla quale raramente si separa, dopo averla usata per trafiggere il corpo di uno degli invasori della foresta. Muove qualche passo verso la riva, cauto, degnando a mala pena di uno sguardo il nuovo avamposto dei guardiani, costruito poco distante dalla spiaggia.

FANNI{Attracco} Si alzano verso il cielo gli occhi verdi della gemmata, fissi su qualche lume distante e, nonostante tutto, ben più luminoso delle torce della cittadella terrestre. Fiero quel gesto, tipico di chi raramente abbassa lo sguardo se non per ricambiare un saluto degno della sua attenzione. Sciolti i capelli solamente per metà, giacchè in parte sono stretti da un legaccio in cuoio semplice di modo che il ciuffo non vada a coprirle la visuale. Parla tranquilla con Yscik, ancora ignara della presenza che, non fosse per la distanza e per la bontà, potrebbe altresì essere considerato quale pericolo non da poco. Se però l’atteggiamento della Kishan sembra piuttosto quieto, in realtà l’animo è mosso da tormenti negativi che dormono sepolti sotto un cumulo di ricordi prossimi che le offuscano le cervella.}}° Hai molto allora. E ancora il tuo animo mi sembra addolorato al pari di chi non possiede neppure il suo destino. Non tediarti per affanni mortali, difettano in tempo e ragionevolezza.°{{ Sentenzia lapidario colui che conosce i segreti reconditi nell’alma della Silvana. Annuisce al vento impalpabile, con aria di chi conosce lo scorrere del tempo quale condanna eterna.}}Credo siano come i sogni di chi dorme. Come di chi si accorge per errore di udire i passi altrui e il soffio di vento tra le fronde degli alberi.{{ Ruggisce l’alato e mormora come giudice severo, nauseato dalle parole stesse dell’elfa.}}°Parli di cose terribili.°{{ E più non parla mentre i piedini si muovono ancora sotto le tiepide acque del lago.

AIDAN[Attracco] Sfugge completamente, per ovvi motivi, quella chiacchierata interiore tra la silvana e il suo drago, al silenzioso Quessir. Non può udirne pe parole certamente, ma non ha bisogno delle sue puntute orecchie. É una sorta di riconoscimento a piccoli passi, che avviene per gradi, mano a mano che l'elfo muove i suoi pochi passi verso l'elfa, girata di spalle rispetto alla sua posizione. Dapprima la familiarità nella sagoma che si staglia contro le quiete acque del lago, messa in risalto e tratteggiata dalla morbida luce della luna, che su di lei si stende come lieve manto, ad illuminarla e rischiararla, per gli acuti occhi del silvano. Poi un lieve odore, uno sbuffo conosciuto, portato a lui dalla lieve brezza che soffia dal lago verso l'isola. Lascia che queste impressioni si fondano insieme e vadano ad unirsi alla terza, più lieve di una sagoma, più profonda di un profumo. É una sorta di agnizione, una voce interiore, un'indefinibile respiro di affinità che scorre nelle sue vene. Sorride il silvano, si ferma. Rimane a qualche metro di distanza da lei. La mano mancina mollemente appoggiata all'elsa della spada, con fare rilassato più che minaccioso. La dritta distesa lungo il fianco, appena appena inarcata all'altezza del polso, come se si appoggiasse delicatamente all'anca. Gli occhi, che si aprono su quel volto ambrato, sottilmente tratteggiato da una morbida linea nera che si arrampica lungo il collo fino a lambire l'attaccatura dell'orecchio e i lati della faccia, sono posati fissamente su di lei. La rende partecipe della sua presenza, ma cerca di farlo con la maggior calma e discrezione possibile. Invece di richiamarla con la voce, di fare un rumore od un gesto di troppo, lascia che sia la sua mente ad espandersi, le sue percezioni a farsi più ampie, a protendersi fino a lambire, senza invasività, gli estremi limiti della mente di lei, a cercare un contatto senza imporlo, come se chiedesse il permesso di entrare. [skill di razza: doti comunicative]. Il suo corpo invece resta immoto, in attesa, fermo in quella posizione, a stagliarsi, illuminato dalla luna, contro la buia ombra della foresta.

FANNI{Attracco}Fiera e non ha che quegli occhi verdi incastonati su quel volto: una magra ragazza selvatica direbbe qualcheduno.}}°Sognatori ad occhi aperti. Rivoltanti nella loro falsa innocenza. Ma la mia elfa par inquieta. Ella si ferma ad ogni ombra quando cammina per la foresta. Non con passo fiducioso e respiro calmo di chi riposa dormiente nel petto della madre fedele cammini per la foresta; il tuo cuore rivela infatti i palpiti insicuri di chi è piegato sotto la verga di un’arcigna matrigna che ora, invece di celare i figli, cela i nemici.°{{Sottile e ferreo in quella irremovibile presa di posizione, bracca la kishan che, in quel silenzio interrotto solo dai pensieri loro, par non volere risposta alcuna ma solo pace.}} Tu dici cose orribili. Non temo la foresta. Temo le radici e ciò che possono diventare. Temo che un arbusto, per quanto forte, avvelenato dalla gramigna possa morire anzitempo.{{ Forse per durezza o per via di quel suo essere sì tanto burbero, mai Yscik chiede più del dovuto o rassicura totalmente il suo cavaliere, lasciando ad ella la pia illusione di trovare sempre e comunque una risposta pronta da parte sua. Tuttavia, per quanto glaciale di temperamento, di buon grado lascia che sia l’elfa a farsi forza sulle sue stesse gambe per risolvere i suoi dubbi; per questo motivo il giungere mesto del silvano non sarebbe anticipato per nulla da un suo eventuale predicozzo. Lascia fare. Avviene che allora che quel contatto dolce e naturale raggiunga mente e anima della gemmata. Sensazione che trattiene come la madre sostiene il mento del figlioletto con la mano. Un solo sorriso va ad increspare il viso, quando di rimando la silvana lascerebbe fluire lo stesso medesimo contatto soave e piacevole.{Doti comunicative.}

AIDAN[Attracco] Per qualche secondo non procede oltre, come a volersi gustare con tranquillità quel flebile contatto che, fluendo attraverso l'aria, si stabilisce tra i due. Non dice nulla, lascia soltanto che le sue menti si incontrino e si sfiorino, stringano i lacci di quell'incontro. Non c'è bisogno di turbare il momento con qualche chiacchiera futile. Prende ad avvicinarsi a lei, camminando tranquillo. I morbidi stivaletti non produrranno quasi rumore sul terreno che si fa di morbida e cedevole sabbia, ma ben presto entrerà nel campo visivo dell'elfa. Aggira la barchetta sulla quale lei si è seduta, raggiungendo il fianco sinistro della draconica. Senza esitazione ma con la grazia che è usuale tra membri di tale razza si lascia scivolare anche lui sull'umida chiglia della barchetta, senza curarsi del fatto che, di tanto in tanto, l'acqua, sospinta in quiete increspature dalla sottile brezza, giunga a lambirgli le scarpe. Quando assume la stessa posizione di lei, con le mani leggermente spostate all'indietro rispetto all'asse della schiena, per sorreggere il corpo, le dita della destra sfiorano appena quelle della mancina di lei. Non vi si soffermano. Un contatto appena appena percepibile, un tocco che è più simile ad una piuma che nel suo volteggiare nell'aria sfiori la pelle di lei, prima di proseguire la sua corsa e sparire. Si appoggiano entrambi i palmi sul solido legno. L'espressione sul suo volto è quieta, priva di espressioni che denotino una qualsiasi inquietudine, ed un lieve sorriso, poco più di un'ombra su quelle labbra disegnate alla perfezione, aleggia sul suo volto. [Mi sembrate pensosa... qualche pensiero vi tiene qui in solitudine o contemplate solamente il paesaggio?]. Non si muovono le labbra, lascia che le parole fluiscano tra di loro con maggiore dolcezza che attraverso le orecchie, tramite quel contatto mentale che ormai dovrebbe essere abbastanza saldo da permettergli di comunicare con lei. Gli occhi, fino a quel momento persi intorno, come a cercare di osservare quello che anche lei guardava, si volteranno infine, per posarsi sul volto della silvana. Ne percorreranno i tratti del volto con calma, prima di andare a posarsi in quelli di lei.{Doti comunicative}

FANNI{Attracco}}}°La solitudine selvaggia è tua. A ciascuno il proprio dolore e il proprio sogno.Lascia che gli altri vivano il loro sonno e che si ridestino con la loro forza.°{{ Decreto inoppugnabile quello del Valente. Secco nelle parole, si avvolge sinuoso nelle sue spire cobalto per acciambellarsi con il lungo collo posato sulle zampe anteriori e più non parlerebbe. Volgerebbe dunque il capo solo quando il tocco del silvano, nel suo sedersi accanto a lei, riecheggerebbe impalpabilmente nelle vibrazioni del legno. Non si muove la barca, neppure nel suo equilibrio instabile che accoglie il peso cospicuo dell’elfo. Così come ha accolto i pensieri altrui, allo stesso modo, ora, gli occhi seguirebbero lo spostamento del capo del silvano che si volge verso lei. Non va a perdersi quella mezzaluna accennata appena sulle labbra sottili, ma permane ove la sincerità par averlo scolpito con l’arrivo del ranger. Lì rimane, nonostante- manco a dirlo- egli riesca a leggerle negli occhi quella cupa tranquillità violentata dai suoi discorsi con il simbionte.}} Solo la notte. I pensieri sono come le nubi, si fanno e disfano con il vento.{{ Replica con quelle parole mute che son date in contraccambio dell’apprezzato silenzio con il quale è giunto l’elfo. Una frazione di secondo impiegano i moti del suo animo a rimescolarsi, lasciando che una sola sensazione vada ad avvolgere il cuore della gemmata, più consapevole in quell’attimo.Fermi e immobili i suoi occhi son posati su di lui, verdi, grandi dentro. Conscia di non aver probabilmente mai pensato al fatto che, già dal primo incontro, forse qualche cosa era cambiato per lei. E’ roccia dura però, troppo solida per essersene avveduta prima, poiché talune volte per un cavaliere è più arduo ammettere il colpo subito che l’incrinatura dell’armatura, egida del cuore di ognuno.{Doti comunicative}

AIDAN[Attracco] Capisce fin troppo bene quanto significhino le parole dell'elfa, senza bisogno di eccessive parole. Se qualcuno assistesse a quell'incontro probabilmente sarebbe sorpreso, non sentendo altro che il lieve sciacquio della risacca sulla riva, mai celata o coperta da alcuna voce mandata fuori dai due. Non servono le parole, il loro incontro avviene ad un livello della coscienza più profondo di quello raggiungebile da qualsiasi parola. [Già, ma il vento che le spazza via può invece addensarle ed infittirle. Lasciate che la brezza rischiari la vostra fronte...]. Non distoglie gli occhi e le parole sono accompagnate dal quieto sollevarsi della mano dritta. Dita che si distendono, si protendono fino a sfiorare i contorni del volto di lei, la guancia, in una fugace carezza che poi ricade, morbidamente, quando il ranger riabbassa il palmo verso il legno reso scuro dalle sue lunghe permamenze nelle acque del lago. Non saprebbe indicare di preciso, secondo il calendario degli umani, quanto tempo sia trascorso dal loro ultimo incontro, alle driadi. Giorni e notti sono per lui un unico fluire indistinto ed eterno, si accavallano, si confondono. Di certo però qualcosa in quel tempo è come se gli fosse stato sottratto, un leggero senso di vuoto all'altezza dello stomaco, che quel breve contatto, se lei lo permetterà, tornerà a riempire. Difficile dare dei nomi a quei flussi di sensazioni che attraversano la sua mente e il suo corpo, corrono a fior di pelle e nelle sue vene, facendolo sorridere lievemente. Non aggiunge altro per il momento, ma gli occhi di lui rimangono ancora fissi in quelli di lei, vicini i loro corpi, i fianchi che reciprocamente si porgono, appoggiati come sono al legno, separati da una manciata di centimetri.[Doti comunicative]


FANNI{Attracco} Non si sottrae al tocco leggero della mano altrui che l’elfo guida sapientemente come un amante tutt’altro che patetico, ma anzi ricolmo di affetto percepibile solo dai due.}} Agli uomini pesa l’istante. A noi forse l’eternità. Per questo sappiamo accettare lo scorrere di ogni cosa, pensieri inclusi. Ma mi avete liberato da un lungo supplizio e ve ne sono grata.{{ Si danno del voi. La gemmata non tanto per mantenere una fredda distanza, ma per rispetto. Dunque non sarà certo la calda voce a ingannare il vero spirito che muove pensieri e considerazioni della draconica. Si sporgerebbe allora il suo volto verso quello dell’elfo, forse con un impeto di coraggio preso di sua stessa sponte. Un movimento lento, accompagnato solamente dal piegarsi del braccio e dallo scivolare dei capelli che le ricadono sulle spalle. Non chiuderebbe gli occhi, non subito almeno, poiché il suo avvicinarsi così calmo sembra voler assaporare quell’istante frutto di molti altri momenti passati. Sempre e solo i loro pensieri sembrano essere sussurrati, parole che ben vengono carpite e che tuttavia si fan beffe del silenzio stesso. Non sa se verrà accettato dall’elfo, ma nonostante tutto non si fermerebbe; qualcosa di più di un semplice desiderio la guiderebbero, qualcosa di più di una necessità. {Doti comunicative}

AIDAN[Attracco] Non conoscono fretta alcuna quegli esseri, non si affannano. Quindi non si affretterà, il silvano, a replicare alle parole di lei. Lascerà che per qualche istante il silenzio si frapponga tra loro. Ben preso il movimento della silvana forzerà quel sottile strato d'aria che ancora li divide. Non fa nulla per sottrarsi al gesto della silvana, sospinto anche lui dalla stessa mano che guida lei nelle sue azioni. Una naturalezza istintiva, una delicatezza acuita dalle sensazioni che quei gesti trasmettono. A sua volta, anzi, risponde al movimento di lei, ruotando ancora un poco il busto, sollevando la mano manca dal legno e, con una leggerezza di certo non umana, portandola a sfiorare il fianco di lei poco prima del momento in cui le loro labbra giungano a sfiorarsi, forse in un primo momento con circospezione, poi lasciando che le piacevoli sensazioni risvegliate da quell'incontro trovino finalmente il loro naturale sbocco. Come l'acqua che, partita tempo addietro da una lontana fonte, giunga finalmente a riversarsi in mare. Solo per un'istante fingerà di esitare, mormorandole, in quella particolare forma di comunicazione che è loro propria... [Da quale supplizio mai posso avervi liberata?]. Il lieve sorriso sulle sue labbra si apre un poco di più, scoprendo i denti candidi...{Doti comunicative}

FANNI{Attracco} Non che l’elfa sia avvezza a coccole o particolari effusioni, ma in quel frangente è più la naturalezza dei loro gesti a coordinare il tutto. Per questo motivo pure la mano sinistra dell’elfa si alzerebbe a sfiorare con le dita il volto in parte tatuato del ranger. In realtà è la prima carezza che va a posare sulla guancia del silvano, la prima in assoluto, ma non per questo il movimento è seguito da incertezza. Anzi, quell’attimo di attesa che par tenerli in sospeso come i fili dei burattini governano il volere degli stessi, crea solamente una tensione maggiore. L’attesa di chi non aspetta altro che il secondo dopo e tuttavia vorrebbe che esso non giunga poi così in fretta.} Dal rumore delle parole mortali, con il silenzio che è tale solo se condiviso.{ Risposta che ancor dovrebbe giungere senza intoppo alcuno nella mente altrui, celata solo da quell’ampia fronte oscurata dagli scarmigliati e paglierini capelli, che per poco non potrebbe sfiorare quella libera e fanciullesca della gemmata. Son ancora in ammollo i piedini bagnati di quest’ultima, ma ancora per poco, giacché essi verrebbero a ritirarsi. Accavallando le caviglie e posando la pianta del piede del destro e la punta del sinistro all’umidiccia imbarcazione, così da non perdere quell’equilibrio precario vista la posizione un poco obliqua.{Doti comunicative}

AIDAN[Attracco] É come se in quel bacio, in quella carezza, si celasse qualcosa di in realtà molto più importante, molto più profondo. Non si tratta solamente di un bacio e una carezza tra le tante. Quello che accade ai due silvani è simile allo scioglimento delle nevi dopo un rigido inverno. Sotto quella luna, avvolti dal quieto silenzio dell'isola immersa nel sonno, dal sciabordio dell'acqua sulla rena, i due elfi si riscoprono come cedendo alle ritrosie, alle diffidenze, alle difficoltà. Probabilmente null'altro che una breve illusione, presto quell'attimo dovrà passare, riportandoli ad una realtà di certo non rosea.. ma in quel momento il Quessir lascia che le nevi si sciolgano, il torrente si ingrossi e scorra libero da briglie, per quanto possibile. Le parole di lei arrivano chiare allo spirito di lui, risuonano cristalline all'interno della sua mente. Si atteggiano le labbra ad un piccolo sorriso, la mano sul fianco di lei aumenta per un istante appena la pressione, come a volerle far percepire la sua presenza e vicinanza, la sua comprensione, la profonda empatia che li unisce. Non parla, no. Quello sarebbe futile. Si sono capiti lo stesso. Lascia che lei sposti i piedi, accomodandosi lui a sua volta per meglio assecondare quella posizione sull'instabile appoggio della barchetta, con l'armonia di movimenti e la leggerezza che gli sono propri.

FANNI{Attracco} Avviene il contatto, non effimero ma percettibile eccome, in grado di sciogliere per un momento pure quella corazza di ghiaccio che avvolge il duro e severo cuore del simbionte, rinvigorito pure da quel temperamento più caldo e ardente della silvana. Forse in un secondo momento torneranno alla mente di lei le passate parole del simbionte, quando il fuoco di lei si scontrò per la prima volta contro l’inoppugnabile ghiaccio del Valente. Allora, solo allora, potrà capire come essi sappiano invece riequilibrarsi perfettamente. Vive l’attimo, l’eterno momento come ogni immortale, per poi lasciare senza nostalgia o rimpianto ciò che è stato. Accompagnata da quel movimento all’indietro che si scosta appena dalle labbra dell’elfo, seguiterà lo schiudersi delle palpebre e il guizzo delle sue iridi che non si muoverebbero dal volto del ranger se non per abbassarsi a guardar la terra bagnata dalle acque del lago. Solo la mano sinistra rimarrebbe ancora posata gentilmente sul viso di lui, la spalla posata al suo braccio e le dita del silvano ancor ferme sul suo fianco.} Oscuri presagi per le sacerdotesse. Forse che ancora all’isola toccherà vedere la notte anziché il giorno.{ Palpabile come il tocco di una foglia cadente, così dovrebbe recepire quelle parole che ancor muoiono perché passate per mezzo delle loro menti.{Doti comunicative}

AIDAN[Attracco] Eccola, la realtà, che piano si infila tra di loro, a separare le loro bocche, a risuonare con le sue parole nelle loro teste. Non si allontana, lascia che a dividerli rimangano quegli scarsi centimetri, che la sua mano rimanga accostata alla pelle liscia del volto del ranger. Come se quel semplice contatto fosse il tramite attraverso il quale attraverseranno i duri giorni a venire, cerca di prolungarlo fino a quando non sarà lei a volersi scostare. [Ci sono brutti presagi per tutti. Ho scorto cose strane nella foresta, tempo fa. Cose che ancora non ho avuto modo di riferire, ma mi hanno lasciato non pochi dubbi]. Le parole escono lievi dalla sua mente, fluiscono quiete, entrando in punta di piedi in quella di lei. Il tono è, tuttavia, sereno, come se la cosa non lo oscurasse eccessivamente o fosse sicuro di riuscire ad affrontare i problemi che si troveranno innanzi nei giorni a venire. [Faremo tutti la nostra parte fino alla fine, il resto verrà da se]. Il suo tono è saldo, sicuro, anche se le parole non vengono realmente pronunciate, forse, addirittura, un tantino spavalde, anche se è difficile separare per bene le varie sfumature di quel tono musicale, soppesarle e discernerle..{Doti comunicative}

FANNI{Attracco} Non annuisce ma rimane immobile a rimuginare su quanto detto dal Silvano. Che fossero tempi duri, non aveva dubbi, che sia da sempre richiesto il loro servizio, vuolsi per ordine di congrega, vuolsi per volontà e giustizia, era indubbio allo stesso modo; ciò che invece la incupisce, tetra in quella sua parlata cristallina, risulta essere quell’agglomerato di novità che sembrano fondersi assieme in maniera precisa e con tempistica perfetta.}}° Il dolore non viene mai solo.°{{ Rigetta aspre parole dalle sue aguzze fauci il divoratore di ghiacci. Nulla accompagna il veritiero dire dell’Alato della Zaffirea Vestiglia, solo l’immobilità di quel corpo i cui tratti non potrebbero ch’essere associati a quelli della Fiera progenie dei boschi. Un pensiero mormorato ad ambo i due giungerebbe dopo alcuni, infiniti, secondi di mutismo totale.}Qual è lo strumento per dispensare giustizia e terminare l’ordalia di questi eventi? Quale l’arma dei giusti per debellare queste ombre?{ Soffia il drago con il fare di chi, a pochi metri di distanza da un morto, non sembra voler alzare un dito in suo favore ma anzi, impenetrabile e neutrale, lo guarda. Montata l’ira della Kishan a causa di questa sua perenne e distante neutralità, ella sembra imprecare come a suo tempo spesso faceva lady Pugno di Ferro con il saggio Ametista. Sbotto che tuttavia sarà precluso solo all’Alato.}}YSCIK. HAI DETTO DI ESSERE AL MIO FIANCO, DI POTERMI DARE IL POTERE NECESSARIO PER PORTARE GIUSTIZIA E TUTTAVIA NON NE VEDO I FRUTTI. DOVE SONO I DRACONICI? DOVE IL POTERE E L’EQUILIBRIO?{{ Si stacca con un impulso quasi violento la man dal volto dell’elfo, guizzando via quasi fosse stata bruciata da un’improvvisa fiammata. Stretta a pugno or rivelerebbe bianche nocche increspate da un fervore pari solo alla rabbia di un cromatico offeso.}}° Dentro ogni Draconico. Dentro te c’è il potere, Kishan. Da sempre, sei tu a non volerlo utilizzare.°{{ Repentina movenza pure quella del Grande Dragone che in uno spasmo si erige fiero e immobile, connubio che di poco rasenta la perfezione. E’ una scarica, un amalgamarsi di antica potenza che s’insinua pesantemente fra le cervella dell’elfa e che, senza dubbio, inceneriranno quel contatto naturalmente equilibrato fra le menti dei due Silvani. Molto probabilmente avvertirà chiaramente tutta l’ira fuori uscire dalle membra e dai pensieri della Gemmata il Ranger, mentre il capo della prima, ora, sembra essersi scostato meccanicamente irrigidendosi tremante. {Doti comunicative.}

AIDAN[Attracco] Inizia con una leggera vibrazione. Una tensione che cresce mano a mano che i pensieri si affollano nella testa dell'elfa. Nulla del dialogo interiore tra lei e il drago può percepire il Quessir. nulla può sapere di quella silenziosa conversazione che sta portando avanti lei con il suo simbionte. Come le onde del mare. Nulla sa l'umano delle forze che spingono i flussi della marea, della forza del vento, della potenza delle correnti. L'unica cosa che può osservare è il moto superficiale delle acque, mentre tutto gli rimane celato, segreto, invisibile. Inoltre la reazione della compagna non è certo delle meno evidenti o meglio controllate. Quello che inizia come un'inquieta vibrazione si trasforma ben presto in un terremoto. Non può che assistere ignaro al repentino distaccarsi della mano di lei dal suo volto, l'improvviso irrigidirsi delle sue membra, l'allontanarsi da lui che si manifesta con quello scostarsi del volto. Troppo poco sa del drago per darsene una spiegazione, ma quell'ira che così manifestamente inizia a prendere forma nella mente di lei, così strettamente avvinghiata alla sua, non può di certo passare inosservata. Esattamente come l'ignorante umano osserva montare l'onda sull'oceano, spaventato ed attratto da quella potenza della natura che si manifesta davanti ai suoi occhi, assiste il silvano al crescere della marea d'ira nell'elfa. Non può far altro che tentare, sfruttando il legame che li unisce empaticamente e mentalmente, di trasmetterle una maggiore quiete. Lascia che riverberi di sensazioni positive si distacchino dalla sua mente, come l'espandersi in circolo di un'increspatura sul pelo dell'acqua, fino a quando non giungano a lambire i limiti esterni delle percezioni di lei. Non le rivolge alcuna domanda, non cerca di usare la parola per capire quanto stia avvenendo, affidanosi a quel contatto più intimo e profondo che è proprio solo degli esseri di tale razza. Non può, però, in nessun modo esentarsi dall'increspare lievemente la serenità del suo volto con un'ombra interrogativa, subito controllata dall'impassibilità che abitualmente campeggia sul suo volto. Sarà lei, se vorrà, ad esplicitare i suoi pensieri e turbamenti. Lui non ha la minima intenzione di forzarla in questo senso.

FANNI{Attracco} Severo e Giusto fra i Sapienti, il drago di Zaffiro sembra aver volutamente attanagliato l’elfa a cagione della superba sua richiesta, sì da incatenarla in un oblio di pensieri dolorosi che si fanno e maciullano tra le sue cervella come la schiuma del mare. Chiede ed egli risponde, desidera e concede, vuole ed è un altro pagamento che va ad esigere. Questo il protocollo, questo il patto stretto dai due. Sicchè ora, quasi nella mente dell’elfa si delineasse esplicitamente l’immagine delle fauci del drago a ghermirle fulmineamente e violentemente il capo, proprio come una lupa farebbe nel riprendere i suoi cuccioli, il venerabile bloccherebbe la silvana senza concederle alcuna possibilità di fuggire. Nemmeno la via di fuga che sembra aprirsi in uno sprazzo d’elfica luce e calma che si dipana dalla mente dal ranger sembra aiutarla. Anzi, contrariamente a ciò che si può pensare, l’impeto del Fiero Alato si manifesta con più enfasi ancora ma, oltre a quel fortissimo dolore che ella avverte, egli richiamerebbe in lei ben altro. Trama e tesse ragnatele compatte nelle sue cervella, che son avvolte da un mistico potere. Ma avverte comunque la presenza di Aidan, così vicina e, allo stesso tempo, così lontana. In questo modo, ciò che dapprima sembrava il proseguo d’una serena nottata, si trasforma in un vero incubo crescente: scattano ambo le mani della gemmata sino a stringere con tensione e forza la testa, mentre le gambe più non sembrerebbero voler sostenere l’equilibrio dell’esile corpo spezzato dallo spasmo accusato dal potere del drago. La Tempesta dopo la Quiete. Cadrebbe in terra molto probabilmente, pure se la man dell’elfo fosse ancor posata al suo fianco. Solo la sinistra sembrerebbe poi staccarsi dalle meningi per andare a posarsi a terra, quasi a cercare un sostegno che più non avverte.[1/3 Realtà illusoria.]

AIDAN[attracco] seppur gli è ignoto quanto stia avvenendo all'interno della mente e del corpo della silvana non può non accorgersi che qualcosa stia accadendo. Qualcosa di decisamente poco piacevole vista la reazione dell'elfa che dapprima si prende la testa tra le mani, come colta da una improvvisa emicrania, dopo di che inizia a lasciarsi scivolare verso terra, fino a cadere. Tenterà per quanto gli è possibile, di sorreggerla, almeno per evitare che, cadendo dal lato del lago, la Quessir vada a finire completamente in ammollo. Non sta a preoccuparsi troppo di come lei reagirà al contatto fisico forse non desiderato, ma cerca di afferrarla facendo passare la sua mano sotto l'ascella sinistra di lei e posandole una mano sulla schiena, per cercare di evitare che scivoli completamente dalla precaria posizione che aveva guadagnato sulla chiglia della barchetta. Non parla ancora, attende che il momento passi o che qualche reazione di lei possa illuminarlo su quanto sta accadendo...

FANNI{Attracco} Non ode altre parole o altri rumori al di fuori di quei lemmi pronunciati dal drago. Provata è la mente sua, provata dalla violenza del suo Simbionte, ferreo e irremovibile Maestro che con inflessibilità ora passerebbe con veemenza il Potere reclamato al suo Cavaliere.}}° Ricorda lo scambio equivalente. Nulla è dato in cambio di nulla.°{{ Postula con voce grave e solenne, adirata solo in parte per lo sbalzo di furore improvviso dell’elfa che l’onniscente sembrava aver già previsto e troncato sul nascere, come la semplicità di un passo può spezzare il gambo d’una margherita. S’apre il pugno sinistro così che le dita vadano ad attaccarsi a qualsiasi cosa esse abbian sotto mano, forse alla schiena del Ranger che le par roccia solida sulla quale poter trovare appiglio. Digrigna i denti eppure non proferisce parola, né lamento da quelle stesse labbra tremolanti. Poi, come fosse parte della terra stessa, in grado di avvertire nella profondità del suo animo e delle sue membra le vibrazioni d’un terremoto in arrivo, allo stesso modo percepirebbe la piena di quel fiume di antico e pesante Potere draconico fondersi nelle sue cervella. Lo avvertirebbe come non mai, sì che le nari siano in grado di sentire i profumi dei meli lontani e altri mai sentiti prima: quello del muschio e dei nidi fangosi d’uccellini nascosti tra le fronde degli alberi, quello dell’acqua; le puntute orecchie allo stesso modo potrebbero udire più del consueto, come se già non fosse abbastanza sottile quel senso nella progenie degli immortali. Le vibrazioni della terra accompagnerebbero ogni suo movimento,quasi fosse in grado di udire il camminare veloce e muto delle formiche, lo scivolar dei sassi che penetrano nelle profondità della Terra. Gli occhi crede per un attimo si stian infiammando tanto accecante e lungimirante è il suo sguardo che, infine, s’apre e va a guardare ben oltre le acque del lago. Talmente sottile ed aguzzo da fendere spazio e tempo. Lucidi per lo sforzo mirano i cristalli d’acqua farsi e disfarsi, la polvere depositarsi in ogni dove e i fumi instabili che salgono sino dal lago alle nubi.{Sensi del drago} Le sembrerebbe d’impazzire, scevra d’ogni capacità di controllare quel sovraccarico di sensi. Eppure non cade, perché è ancora sotto la morsa rigida e statica dello Zaffiro. Solo ancora avvertirebbe il dono, la virtù della stirpe Alata lambirle le cervella. E le sembrerà d’aver raggiunto il culmine. A secondi esploderà.[Realtà illusoria.2/3]

AIDAN[Attracco] Attende che la situazione migliori, ma la situazione non sembra affatto intenzionata a migliorare. Anzi... L'elfa sembra ormai quasi del tutto estraniata dalla realtà che la circonda, trasportata da qualcosa lontano mille miglia dal luogo in cui lui è rimasto. Sente la mano di lei aggrapparsi convulsamente al suo corpo, afferrando e stringendo la camicia che indossa la sulla schiena. Non che si preoccupi troppo dei vestiti in questo momento. Lascia che la mano destra rimanda a sorreggerla dalla schiena. Intanto tenda di portare la mano manca all'altezze delle ginocchia di lei, per fargliela passare al di sotto di essa e sorreggere anche la perte inferiore del corpo. Se vi riuscirà tenterà di spostarla con leggerezza, facendola ruotare leggermente rispetto all'inclinazione che il corpo di lei aveva assunto nel bacio di pochi istanti prima. Tenta, insomma, di raddrizzarla, alla ricerca di un più stabile punto di appoggio sull'umida chiglia della barchetta ribaltata presso la quale si erano incontrati. Non si cura troppo, nell'operazione, di finire completamente con i
piedi (e quindi gli stivaletti) completamente nell'acqua fredda del lago. Quasi non si accorge di essersi ampiamente inzuppato tanto è concentrato nel tentativo di capire quello che sta succedendole. Gli occhi scrutano inquieti il suo volto, ormai così diverso da quello sereno di pochi minuti prima. Per tentare di riportarla ancora una volta alle sue facoltà si sforzerà di trasmetterle quanta più serenità e calma possibili attraverso quel contatto mentale che è ben attento a non lasciarsi sfuggire. Probabilmente servirà a poco, ma è l'unico modo che ha attualmente per cercare di lanciare un'ancora di salvezza alla Quessir. L'unico modo che è in suo potere, ovviamente. [Fanni.. torna qui con me.... forza...] parole che tenteranno di attraversare qualsiasi ostacolo si frapponga tra i loro spiriti, al fine di comunicarle direttamente nell'animo la sua presenza, la sua vicinanza. Non può fare nient'altro, se non rimanere a guardare.. teso, confuso, preoccupato. Ormai non si preoccupa eccessivamente di coprire al di sotto di una maschera di cera i suoi sentimenti. Non bada troppo a certe formalità. Tenta di richiamarla a se, di questo e di null'altro si preoccupa.

FANNI{Attracco}}}°Io sono Conoscenza e Potere, Colui che solo può temprare la lucidità di un Cavaliere Gemmato. La Mente Sopra La Materia, Fanni. La Mente.°{{ A dispetto di quanto si possa immaginare, non fosse la violenza impetuosa manifestata dal gesto di Yscik, non è affatto la stessa cattiveria o l’inarrestabile sete di sangue e morte che genera l’impulso iracondo dei draghi Cromatici a smuovere il Fiero Gemmato. Non è questo a renderlo odioso alla Silvana in quel momento; si parla piuttosto della modalità poco ortodossa con la quale Egli manifesta il suo Potere alla sua Eletta, il modo in cui le porgerebbe in maniera brutale il Dono, così che sia guadagnato pure ogni singolo momento di quella Simbiosi, connubio assoluto e compiuto dell’unione di due creature pure e antitetiche per essenza. Fuoco e Ghiaccio. Il respiro, agognato e rotto dalla contrazione di ogni muscolo, sembrerebbe farsi sempre più pesante; dolorosi affanni hanno stravolto persino lo stomaco della poverella praticamente inginocchiata ai piedi dell’elfo- non fosse per il suo sorreggerla - affanni che ormai sembrano aver annichilito ogni forza vitale di quest’ultima. Tutto è mosso dalla Mente, dalla psiche. Il corpo infatti è lasciato nelle mani di Aidan che ora le parla.}...{ S’alzerebbe silente il capo suo, mosso da tutt’altro che la sua forza, il solo fiatone a mozzare di netto il silenzio del luogo oltre che le parole del Silvano. E’ lui che guarderebbe ora, attenzione che, peraltro, è per metà ingannata dal potere arcano del Valente che, elargita la Forza stessa, lascia tutto nelle mani dell’elfa completamente logorata dalla detonazione di quelle sensazioni. Ma è solo lì, in quel momento, che il tutto verrebbe effettivamente generato. Se il potere dei metallici culmina nella fusione dei metalli e quello dei cromatici nell’ira, il suo è qualcosa di completamente diverso. Riallacciandosi come uno spago teso e preciso alle cervella del Silvano, trasmetterebbe di getto- e in parte per forza di cose dato l’allaccio di quello alla sua mente- tutto quell’ammasso di sensazioni che dovrebbero esplodere da un momento all’altro in lei, recipiente ormai troppo piccolo per una quantità tale d’energia. Se ancora le mani di Aidan fossero lì, posate alla sua stessa schiena, care e forti adagiate sì da sostenerla, allora il palmo delle stesse d’improvviso dovrebbe avertir ben altro che la delicata e morbida pelle della gemmata o la consistenza effimera della sua camiciola. Dall’ardente ghiaccio è rinata, la Fenice dei Kishan. Sicché questo dovrebbe avvertire il ranger: fuoco caldo e fervido a scottarlo. Invisibili le fiamme celate solo alla vista, ma esuli da quel corpo che oramai scoppierebbe come un vulcano. E se dunque la mente comanda tutto questo, lasciando che l’accumulo vada a riversarsi dispotico e prepotente sul Silvano, il volere del cuore dell’elfa invece canterebbe altro. Mai vorrebbe nuocere l’amato per sostanza e sentimento così vicino a lei. Inevitabile però è la vittoria palese della sua Mente pure sulla naturalezza di quel desiderio. [Potere di congrega: Realtà illusoria. Senso ingannato tatto.]

AIDAN[Attracco] Ben poche cose potrebbero ancora stupire il silvano, che noi due secoli e fischia passati su questa terra di cose ne ha già viste parecchie.. o meglio... questo e quello che credeva. Ma a quanto pare la Dea non ha previsto limiti a quello che il suo esile corpo di silvano deve provare. La fiumana di emozioni che attraversa la mente della silvana sembra incanalarsi ed aumentare di potenza, nel passaggio da uno spirito all'altro. Non che sia reale questo aumento di pressione, solo che l'elfo non è assolutamente preparato a quanto sta per accadergli. Non solo non ha mai provato nulla di simile, ma, soprattutto, mentre per lei questa esplosione è stata preparata da un crescendo di indizi, di sensazioni, di percezioni. Lui invece è colto assolutamente alla sprovvista. Vacilla sotto il colpo, le ginocchia cedono per qualche istante e si flettono sotto la botta ricevuta. Come se non bastasse le mani, là dove si appoggiano al corpo di lei, paiono essere avvolte da un calore improvviso, lancinante. Deve impiegare tutte le sue capacità per non lasciarla andare a terra o finire giù con lei, riprendere il controllo del suo corpo, contrarre i muscoli in uno sforzo inusitato. Gli occhi si stringono a due fessure, la faccia, solitamente immota ed impassibile, si contrae in una smorfia che è insieme di sforzo e di dolore. Un gemito spezzato, involontariamente, sale alle sue labbra, che per la prima volta nella serata emettono un suono. Se riuscirà a non cedere ed evitare di finire a terra sarà solamente a causa della grande padronanza di se e dell'autocontrollo che in quella lunga vita ha avuto modo di apprendere e perfezionare. [Skill: volontà ferrea liv. 2]. I polmoni si svuotano sotto la contrazione del diaframma, i piedi tentano di allargarsi un poco per riconquistare la stabilità della posizione sul terreno cedevole, avendo praticamente i piedi in ammollo. Tenta di ignorare il dolore illusorio provocatogli dall'incantamento non volontario dell'elfa. Non sa per quanto potrà resistere a quella condizione, probabilmente se la situazione si protrarrà ancora a lungo sarà costretto a cedere.

FANNI{Attracco} Come le rocce gocciolano dopo che l’ondata d’acqua e fango è passata con impeto implacabile, ugualmente la Kishan sembra essere svuotata completamente da ogni forza. Si richiudono gli occhi bagnati da due lacrime che coleranno sul quel volto ora disteso e liberato da quella accozzaglia di percezioni e sensazioni intense elargite in maniera liberticida e tirannica. Aperte le fauci, liberatala dalla titanica morsa, è lasciando che prenda coscienza di ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora accadere che il Valente si ritira nuovamente nella sua Stasi eterea. Solo la titubanza e il dolore di Aidan sembrano essere le ultime emozioni che trapelano e la raggiungono per mezzo di un sommesso gemito e dalle vibrazioni del suo corpo di roccia che par fendersi a seguito di quella oberata enfasi che si è generata dalla Mente della stessa Gemmata. Pian piano, riacquistando solo in minima parte l’imperio del suo corpo, rimanendo saldamente ancorata alla camicia di lui, tenterebbe con l’altra mano d’appoggiarsi alla barca, cadendo volutamente in avanti, quasi volesse stendersi e riposare. Così come il sasso dalla gravità è attratto in terra, la Silvana cerca il contatto terrestre con le magre e spossate gambe, debilitate e inzuppate nelle acque del lago che, quasi fossero ramoscelli antipatici d’un cespuglio a trattenere il manto di un viandante, cercherebbero d’attirare a se pure il corpo di quella, troppo snervato per essere in grado di scostarsi altrove. Si son spente le fiamme, divorate dalla cenere che ghiottamente le ha avvolte e ora le cela egoisticamente. Solo il respiro affannoso permane tale, le spalle ancora sussultano smosse dalla convulsione delle membra.}...Aidan...{ Un solo nome ad essere pronunciato tra le tante altre parole che da lei verrebbero pensate e taciute nello stesso momento.

AIDAN[Attracco] E come la piena del torrente scorre via, alla fine della stagione, lasciando solo un rivo mezzo seccato e qualche specchio fangoso ("dove in pozzanghere in mezzo seccate agguantano i ragazzi | qualche sparuta anguilla", avrebbe detto un tizio qualche secolo dopo i fatti in questione...), si esaurisce il torrente delle emozioni della silvana. Smette di trafiggere il corpo del ranger quella sensazione improvvisa e lancinante, lasciando alle sue spalle solo la confusione e l'amaro gusto di qualcosa che non si è riusciti a capire ma che si teme di volersi far spiegare. Lascia che lei si appoggi alla barca, torni padrona dei suoi contatti con il mondo esterno, la lascia rifiatare. Ne approfitta per osservarsi le mani, che fino a poco prima parevano ardere ed incenerirsi. Nulla... nessun segno evidente è rimasto sulla cute liscia dell'elfo dei boschi. Cosa che non fa che aumentare la sua perplessità riguardo a quanto appena assistito. Non assillerà però la Quessir di domande. Lascerà che sia lei a spiegarlo, se lo vorrà. Per il momento la cosa di cui pare necessitare maggiormente è una boccata d'aria ed un po' di riposo. Quel nome, pronunciato da lei in quel modo, con un tono che ancora risente, con ogni probabilità, dello stato di prostrazione in cui il drago l'ha ridotta, risveglierà in lui la preoccupazione per lei. Non risponde immediatamente, concedendole il tempo di riprendere a respirare... [Tranquilla.. siamo qui... respira..]. Il tono è dolce e melodioso, ma probabilmente ancora incrinato ed un poco spezzato. Anche lui, in realtà, ha più necessità di riprendere fiato di quanto non vorrebbe ammettere... lascia che l'aria fresca gli entri nelle narici, scorrendo giù, portando ossigeno fresco al sangue, rallentando i battiti del suo cuore, riportando la sua mente all'usata lucidità... Il freddo appiccicaticcio e melmoso della riva del lago, in cui ha finito con l'immergere i piedi, è la sensazione che, nella sua fastidiosa fisicità, più gli consente di riprendere contatto con la realtà. Su quella si concentra, aspettando che anche lei si riprenda abbastanza per muoversi, dopo di che la accompagnerà a riposarsi in un luogo più indicato.

FANNI{Attracco} Quando già la destra mano ha raggiunto la lignea superficie, la sinistra andrebbe a cercare nuovamente la testa dolente. Molto accusa dopo l’offesa psichica ricevuta, ma non per questo si risparmia parole di rimprovero verso il suo Simbionte. Comprende infatti il perché di quel saputo gesto sentenzioso in ogni sua sfumatura.}}° Vuoi il Potere, Sketn’re?Prendilo, è tuo. Ma che non abbia a riprenderti ancora. A nulla vale senza controllo. Dominalo e allora contemplerai e sarai domina del vero Dono.°{{Inconfutabile sentenza che non lascia spazio a replica alcuna. Per quanto poi sia continuo e inarrestabile quel martellante supplizio dentro al cranio esso è completamente diverso da un qualsivoglia postumo di potere Metallico o Cromatico. Quiete e serenità sembrano abbracciarla e riscaldarla perché il Potere neutrale e disinteressato della via della Mente non mira a distruggere ma a ristabilire l’ordine. Questo ciò che muove il dire e il fare dell’Alato che, in realtà, si muoverebbe specularmente all’elfa, quasi fossero in bilico sulla stessa trave il cui baricentro mai è immobile e che necessiti dunque d’uno spostamento ponderato da parte di ambedue. Scalza e indifesa, non fosse per l’arma che pende ancora dietro la sua schiena e che brilla della luce riflessa dalla Luna.}...perdonatemi...{ mormora pacata mentre le ossa scricchiolanti e i muscoli tesi sembrano riappropiarsi di una stessa unità omogenea, cuciti e sorretti dalla stessa struttura dell’Immortale. Lascerà che le lacrime dovute al repentino turbamento si riasciughino da sole, che le forze le tornino lentamente e senza fretta prima di cercare nuovamente d’ergersi in tutta la sua bassa statura. [Resistenza l.2]Non fosse per il dolore che le sembra d’aver causato al Silvano, probabilmente per Orgoglio mai avrebbe chiesto scusa della manifestazione palese e chiara dell’antica forza che risiede nella mente dei Gemmati e ciò non può che lasciare muto il Simbionte che ben carpisce l’intento di quella. Per volontà dello stesso Orgoglio che la sostiene non si abbasserebbero più gli occhi dal volto del compagno, ma fissi e trasparenti son lasciati a guardare, così che pure se le iridi dell’altro ricambiassero l’intesa, nulla verrebbe nascosto del suo stato attuale, della sua ritrovata calma e di quell’enfasi che ancora un poco l’avvolge.

Sine actio summus orator esse in numero nullo potest

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