Niniel

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Tendrius
00venerdì 25 dicembre 2009 18:10
Nome completo del PG

Niniel Elhalyn

Clan di Appartenenza

Areldar

Allineamento

Legale Neutrale

Punti Karma

33253 - Anyàroquendë

Background

“Brilla mia Stella, brilla ammaliatrice e lucente, tieni alto il tuo Sguardo e non permetter mai che qualcuno possa annichilire l’eterna luce che possiedi e che sprigioni con innocente bellezza.”

Queste parole mi risuonano ancora nella mente, imperiose e violente come una tempesta e furono queste stesse parole che mi accolsero quando io venni alla luce, in quella fortezza di bianche mura che prendono il nome di Arilinn. Quando nacqui il cielo piangeva, e le mie lacrime, così simili alla candida pioggia fecero in modo che mia madre mi desse il nome di Niniel, “Fanciulla delle lacrime” . Crebbi spensierata e ben educata, contraddistinguendomi dalle altre piccole elfe per il mio carattere spesso chiuso e riservato e la mia lingua tagliente. E se tutti gli elfi rispecchiano il significato del loro nome, io ero forse l’unica che si distingueva, non versando, al contrario di quel che diceva il mio nome, mai una lacrima. Mio padre, Elendir, generale degli arcieri dell’Esercito di Arilinn, e per me ammirevole onda impetuosa di un mare in tempesta, mi addestrò all’uso dell’arco, mentre mia madre, Aderiel, candida luce e anima mai toccata dal tempo mi educò con l’amore per lo studio e la conoscenza. Crebbi, con l’eterna bellezza di mia madre e la insormontabile forza di volontà di mio padre, e mai mi mancò il calore del loro affetto. Calore che avrei presto perso per conoscere il gelo dell’inverno.

Quel fatal giorno ero via, non lontano a dire il vero, ma abbastanza affinché le mie orecchie non potessero udire le disgrazie che presto sarebbero avvenute e i miei occhi potessero vedere quel che ancor oggi è per me mortal strazio ricordare. Ricordo soltanto un grido, delle urla “A FUOCO!A FUOCO!I BOSCHI DI ARILINN VANNO A FUOCO!” ed è soltanto il martellar del mio cuore che riuscivo a udire ora, poi, silenzio. Forse, al contrario della mia eflica natura, quello fu l’unico momento in cui non pensai, non meditai, ma corsi veloce, tra le fiamme, ustionandomi lì ove le fiamme erano troppo alte e calde, graffiando la mia pelle lì ove i rami, troppo bassi, mi carezzavano con violenza e con nella gola e nella mente ancora il suono del mio cuore che martellava, incessante, come un incubo che non ti molla e che ti fa sua compagna per quella notte. Corsi, più veloce che potei, e quello che s’erse davanti ai miei occhi fu soltanto…devastazione, e fiamme e fumo, e polvere e ceneri. Quelle che erano state un tempo le bianche mura di Arilinn, che mai avrei creduto potessero essere abbattute, erano ora solo un ricordo della maestosità che erano state un tempo, ora soltanto cumuli di pietra, soltanto, labile ricordo di un tempo che fu. Continuai la mia corsa, con quel timore che poco a poco s’affacciava dentro di me e che ben presto avrebbe avuto la sua risposta. C’erano corpi sparsi ovunque, il nobile sangue del popolo fiero dilagava in terra e vedevo volti conosciuti, ora in terra esamini, senza vita, con sul viso ancora quell’ultima espressione di terrore o di paura. Quando giunsi alla fortezza e vi entrai, fu ancora devastazione che trovai accompagnato dai corpi che mai avrei voluto vedere. “Padre…Madre…” solo questo le mie labbra riuscirono a pronunziar quando i miei occhi, così simili a quelli di mio padre, incontrarono i loro corpi senza vita. Mio padre stringeva mia madre, forse, aveva tentato con le sue ultime forze di proteggerla. Mi abbassai davanti quei corpi che avevo così tanto amato, e restai lì, con le prime lacrime che rigavano le mie guance fino a quando non fu acido riso a destarmi da quell’incubo ad occhi aperti. E con nelle mani la spada di mio padre mi voltai e vidi. Un umano. Un umano era quello che mi stava davanti, la sua spada sporca del sangue del popolo fiero e nei suoi occhi la gioia di quello sterminio. Come lampo a ciel sereno, come brezza che preannuncia l’arrivo della tempesta udii la sua risata e quelle parole che ancora oggi ricordo così nitidamente “Piangi piccola elfa?Se proprio desideri, posso farteli incontrare nuovamente…con la morte!!!” E quello che accadde dopo diventa ora confuso. Ricordo il rumore delle spade che si infrangono tra loro e la nascita di quella cicatrice che ancora oggi accompagna i miei passi. Mi abbassai, tentai di fuggire ma la spada di quel crudele mi fece sua, mi lacerò, mi penetrò la carne proprio all’altezza della spalla destra e fu solo il mio grido di dolore che riempì quella sala. Grido di dolore che si accompagnò alla rabbia che presto divampò in me come incendio facendomi rialzare e dando un mortal colpo a colui che aveva ucciso i miei genitori e che ora, stava tentando di dar la stessa sorte a me. E poi era finito, tutto. Vedevo il suo sangue scorrere, mischiandosi al sangue dei miei genitori e io, ancor affannata lasciai cadere la spada che reggevo, troppo pesante per me. Credevo di morire. Il cuore che fino in quel momento aveva martellato come il ticchettio incessante di un orologio, non l’udivo più. E anche la vista cominciò a mancarmi, forse era arrivata la fine anche per me, e credo che quel pensiero fosse stata l’unica cosa che più desideravo in quel momento. Piansi, ora singhiozzando, ora silenziosamente, fino a quando non persi completamente tutte le forze, tanto che non ne avevo neanche per piangere. Rimasi così per almeno un giorno intero quando qualcuno mi raccolse da terra e mi portò via da quella tomba. Lunhar. Era Lunhar che mi aveva colto per portarmi via da lì e per curarmi ed Eledhwen invece mi era restata accanto durante tutte le notti a seguire. Quando ripresi abbastanza forze per capire dove mi trovavo le lacrime tornarono a solcar il mio viso e sentivo attorno a me gli elfi sopravvissuti che mormoravano tra loro “ la fanciulla delle lacrime…piange ora più che mai…il suo nome ha trovato il suo sbocco, le lacrime l’accompagneranno ora sempre e comunque…” e così, ora capivo il reale significato del mio nome e quel che era divenuta la mia dannazione. Non volli parlare, né raccontare quello che era successo, volevo solo piangere ed è questo quello che feci per giorni e giorni a venire fino a quando non mi tirarono con forza via da quel letto e mi fecero respirare l’aria fresca e pura che tanto, prima di quell’incidente, avevo amato. La ferita che avevo era ormai una cicatrice che non mi avrebbe mai abbandonata e che io nascondevo ora sempre o comunque, e che svelavo solo quando dovevo cambiar fasciature. Poi un giorno tutto cambiò. Non volli più versare una lacrima, il significato del mio nome, non avrebbe più dovuto accompagnarmi. Così un giorno preparai tutte le mie cose, raccolsi il mantello che era appartenuto a mio padre, la spilla di mia madre e decisi di partire. Ripresi l’uso della parola, salutai Lunhar, Eledhwen, ringraziandoli per avermi assistito in quel buio periodo e nonostante il loro invito a restare, le loro promesse che Arilinn sarebbe tornata bella e splendente come un tempo, decisi di partire ugualmente. Quel luogo era per me troppo ricco di ricordi che non mi averbbero mai abbandonato, dovevo partire ora e per sempre. Fu così che lasciai Arilinn e cominciò il mio viaggio. Non giunsi subito ad Avalon e se qualcuno mi chiedesse come ho fatto ad arrivarci, neanche io saprei dare la giusta risposta. Viaggiai molto, e per lungo tempo. Incontrai razze diversissime tra loro, fino a quando non vidi le sponde di Avalon. Ora, dopo lungo tempo da quella disgrazia sono qui, su quest’isola.

“Ho visto la morte, ho provato la paura, l’ebbrezza del rischio, di esser sul filo di un precipizio. Poi son fuggita. Via, lontano, dove i miei occhi non avrebbero più potuto vedere quel che il mio cuore ancora oggi cerca di allontanare.”


“Brilla mia Stella, brilla ammaliatrice e lucente, tieni alto il tuo Sguardo e non permetter mai che qualcuno possa annichilire l’eterna luce che possiedi e che sprigioni con innocente bellezza.”

Sarà così Madre mia, sarà così.


Descrizione fisica

Verdi-azzurri i suoi occhi, lunghi e lisci i suoi capelli color del miele, labbra rosee e tratti delicati e aggraziati son quelli del suo viso dalla carnagione molto chiara e dalle evidenti Elfiche fattezze. Alto e slanciato è invece il suo corpo che raggiunge l'altezza massima normalmente riscontrabile in un esemplare di un Alto Elfo Femmina: 1,90 m.

Skills di Razza

Doti Comunicative - Sangue Elfico - Patto con la Natura - Mimetismo - Esperienza in Armi Elfiche

Caratteristiche di Razza

Agilità: 5 (3+2)

Potenza: -1

Resistenza: 1 (2-1)

Metri per Turno: 7

Resistenza magica: +1

Scurovisione: +2

Sensi sviluppati: udito - vista - olfatto

Bonus taglia: 0


Capacità singolari

Resistenza al Sonno/Charme 3

Incanto di Clan

Luce di Vita 3

Skills Richieste

Agilità 3

Resistenza 2

Artista della Fuga 3

Furtività 2
Tendrius
00venerdì 25 dicembre 2009 18:11
BG Approvato e skill
Bg Approvato così come le skill che già c'erano
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