The Times: «Se amate Venezia lasciatela morire»

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vanni-merlin
00martedì 6 giugno 2006 22:59
6 giugno 2006
The Times: «Se amate Venezia lasciatela morire»
di Stefano Biolchini

«If you love Venice, let her die»(Se amate Venezia, lasciatela morire) titola The Times.


Provocazione in perfetto stile inglese rispondono i cittadini della Serenissima, a metà tra lo stupito e il seccato. Il tutto, con evidente tempismo, avviene proprio mentre la città lagunare si interroga sulla sua salvaguardia e in particolare sull'utilità del Mose, il sistema di paratoie mobili per la difesa dalle acque alte.

Ma andiamo per gradi. Sono pochi i dubbi degli opinionisti britannici: la scomparsa della Serenissima è ormai segnata. La prognosi ha anche una scadenza e prevede che Venezia venga inghiottita dall'acqua alta nel giro di pochi decenni. Quanto alle cure sono prescritte quelle palliative: «Meglio assistere alla sua splendida decadenza, fino ad una morte dignitosa per vecchiaia che trasfomarla in una Disneyland artefatta ad uso e consumo dei turisti». Alt quindi, sentenziano gli inglesi, all'accanimento terapeutico di chi, come i veneziani che ancora resistono al richiamo della terra ferma, cerca in ogni modo di opporsi ad un destino atroce.

Peccato che proprio il 5 giugno 2006 il Consiglio Comunale abbia approvato una mozione presentata dalla maggioranza, che invita «il Governo e le Istituzioni preposte a porre in essere una immediata verifica degli interventi alle bocche di porto in corso di esecuzione» al fine di «realizzare compiutamente la visione sistemica delle politiche di salvaguardia privilegiando le relative opere, rispondendo al confronto avvenuto in città». Lo stesso documento invita Governo e istituzioni a valutare «la necessità della concertazione tra le diverse amministrazioni competenti» e «la possibilità di verificare soluzioni più semplici e meno onerose per la moderazione dei flussi di marea e per la difesa dei centri urbani e lagunari dalle acque alte».

La riunione del Consiglio, che si apprende essere stata movimentata e a tratti interrotta dalle manifestazioni rumorose dei rappresentanti del Comitato «No Mose» presenti in sala, era cominciata con la relazione del Sindaco, Massimo Cacciari, che aveva sottolineato l'importanza della decisione da prendere, da lui definita «assolutamente strategica» e pari a quelle assunte dalla Serenissima in occasione delle antiche opere di difesa dal mare. Cacciari ha poi aggiunto che per quanto riguarda il Mose «siamo ancora, nel merito, alla valutazione di impatto ambientale negativa del 1998» ricordando che il costo dell'opera si aggira sui tre miliardi e 500 milioni di euro, con spese di gestione e manutenzione pari a 30-35 milioni di euro all'anno. Lo stesso sindaco ha poi rilevato che i lavori eseguiti finora per la salvaguardia «sono tutt'altro che da buttare a mare» e «si continuerà comunque a lavorare su quelle opere che saranno compatibili con qualsiasi scenario emerga dalla verifica». Opere da buttare a mare? Forse che i veneziani si sono fatti convincere dalla predilezione tipicamente inglese per la medicina omeopatica?

Lapidaria la risposta di Vittorio Sgarbi alle provocazioni degli inglesi: «Questi sono tutti pazzi e i loro mi sembrano pregiudizi romantici». Tutti pazzi dice Sgarbi. Appunto. Per l'intanto Venezia può attendere: non è dato sapere per quanto ancora!


stefano.biolchini@ilsole24ore.com



da: www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1926298218&chId=30&artType=Articolo&DocRulesVie...

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